Richiamo omosex per gli scarafaggi

E’ un modo davvero singolare di attirare l’attenzione del partner, quello escogitato dalle femmine di Diaprepes abbreviatus, una comune specie di scarafaggio: l’esibizione di rapporti omosessuali. Così facendo, infatti, le femmine riescono ad accaparrarsi i maschi più grossi e dunque migliori dal punto di vista evolutivo. Lo hanno rivelato Ally R. Harari, ricercatore alla Ben-Guiron University in Israele e Jane Brockmann dell’Università di Florida in un articolo pubblicato su Nature.

I maschi di questa specie, infatti, hanno serie difficoltà nel distinguere le femmine: i due sessi sono estremamente simili tra loro, e l’unico indizio è rappresentato dalle dimensioni leggermente maggiori di queste ultime. Il problema diventa serio quando il maschio è in cerca di una compagna con cui accoppiarsi. Una soluzione è allora quella di avvicinarsi a due individui già impegnati nell’accoppiamento, spodestare quello in posizione di monta e impossessarsi della femmina: una tattica, questa, utilizzata soprattutto dai maschi più grossi, gli unici in grado di riuscire nell’impresa. Così, mimando una coppia in amore, due femmine riescono ad attrarre i maschi di maggiori dimensioni, e non di rado riescono ad accoppiarsi entrambe con esso.

Dal punto di vista dei maschi, però, è molto pericoloso scegliere un individuo solo in base alle sue dimensioni: il rischio è infatti quello di trovarsi a sedurre un altro maschio, per giunta anche più grosso. La strada migliore è quindi quella di avvicinarsi a due individui in accoppiamento: le probabilità che almeno uno dei due sia una femmina sono almeno del cinquanta per cento. Il gentil sesso ha così imparato ad approfittare di questa tattica maschile: mimando l’accoppiamento, due femmine riescono a richiamare l’attenzione dei maschi. E di quelli migliori, per giunta: in genere, infatti, solo i maschi più forti si avvicinano alle coppie in amore per conquistare la femmina, perché hanno maggiori possibilità rispetto agli individui più piccoli di spodestare il maschio in monta. Col metodo del falso accoppiamento – che può durare fino a 17 minuti – le Diaprepes abbreviatus riescono così a selezionare i partner migliori e tramandare alla prole i geni ‘vincenti’.

Tutti gli animali di sesso femminile, infatti, hanno in comune una preoccupazione: i loro gameti (cioè le uova) hanno un “costo di produzione”, dal punto di vista energetico, assai alto. E di conseguenza, ne vengono prodotti relativamente pochi rispetto ai gameti maschili (gli spermatozoi). Ecco perché per una femmina è molto importante investire bene i propri gameti, e scegliere attentamente il padre della propria prole. A questo servono le elaborate forme di corteggiamento, che consentono alle femmine di valutare con cura le credenziali del potenziale compagno.

Sino ad oggi, la pratica omosessuale nel mondo animale è sempre stata considerata svantaggiosa dal punto di vista evolutivo, perché provoca la riduzione o il totale annullamento delle possibilità di propagare il proprio patrimonio genetico. E tuttavia, in natura ne esistono vari esempi. Basta pensare ai nostri più prossimi parenti, i primati bonobo (Pan paniscus), le cui femmine si esibiscono spesso nel rapporto omosessuale. In questo caso, gli etologi sospettano che si tratti di un modo per ridurre le tensioni sociali: perché attraverso questo comportamento, le femmine sono in grado di creare forti coalizioni e di dominare i maschi del gruppo. Un atteggiamento simile è quello dei comuni conigli, presso i quali sono stati osservati casi di femmine in posizione di monta su altre femmine o addirittura su maschi. La spiegazione, in questo caso, è più fisiologica: questo tipo di comportamento può favorire l’ovulazione nella femmina, rendendola pronta all’accoppiamento e anche più attraente per il maschio.

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