Quanta acqua per il nostro mais?

Aumentare la produzione di mais – fino a garantire ai maiscoltori italiani una resa di 200 quintali per ettaro all’anno – e, al contempo, ridurre del 30% il consumo di acqua destinata all’irrigazione. A porsi i due obiettivi è Monsanto, che sta portando avanti una sperimentazione insieme all’Università di Milano e ad alcuni agricoltori della Pianura Padana, per confrontare e valutare vantaggi e svantaggi di due sistemi di irrigazione: quello ad aspersione (più tradizionale) e quello a goccia.

Il progetto si chiama AcquaTek. Lo studio è partito nel 2013, si concluderà con il 2015 e lo scorso dicembre, a Milano, sono stati presentati i risultati della sua prima fase: nonostante l’andamento climatico anomalo delle annate 2013-14, nei campi di mais in cui è stata utilizzata l’irrigazione a goccia si è registrato un taglio medio del consumo di acqua del 17%, un aumento dell’efficienza energetica di oltre il 20% nell’uso del carburante e una riduzione della lisciviazione (cioè di dispersione nella falda) dell’azoto del 78%, con un netto vantaggio in termini di sostenibilità ambientale, rispetto ai campi in cui è stato utilizzato il sistema tradizionale.

I loro dati sulla resa, per il momento, non sono invece statisticamente significativi, sebbene vi sia stato un aumento, come conferma Roberto Confalonieri, docente di ecologia e ricercatore del Cassandra Lab (Centre for Advanced Simulation Studies AND Researches on Agroecological modelling). Nei campi di sperimentazione Monsanto in cui è stata utilizzata la fertirrigazione, però, la resa è risultata maggiore del 27% rispetto ai campi non irrigati. Anche perché, come spiegano i ricercatori, con l’irrigazione mirata è possibile evitare molte delle malattie che danneggiano la produzione maidicola, aumentando qualità e quantità del raccolto.

“Attualmente, nel nostro paese, appena il 2% dei campi di mais è irrigato con il sistema a goccia: L’obiettivo di AcquaTek è mettere dei punti fermi e avere finalmente dei dati empirici da cui partire per combinare nel modo migliore – e nelle diverse condizioni ambientali – irrigazione ottimale, terreni e genetica, per poi trasferire queste conoscenze agli agricoltori”, ha spiegato Federico Bertoli, direttore commerciale di Monsanto Italia.

“Abbiamo testato nel 2014 gli impianti a goccia sia sul pomodoro sia sul mais”, dice Francesco Berneri, dell’azienda agricola Berneri, in provincia di Pavia, che ha partecipato allo studio: “L’irrigazione per il mais è determinante e, se gestita in modo oculato, permette di aumentare esponenzialmente resa e qualità, assottigliando l’incidenza sui costi aziendali”.

Il progetto si basa sull’installazione di sonde per misurare in tempo reale il contenuto di acqua nel suolo, su un servizio di monitoraggio online e sulla formazione per il personale dell’azienda agricola. Dopo un periodo di test di efficienza irrigua nelle Concept Farm di Monsanto, il monitoraggio si è allargato. L’università, in particolare, ha condotto le misurazioni su tre aziende. Il progetto è tuttora aperto alle altre aziende maidicole che volessero partecipare.

Credits per l’immagine: Photo Credit: pittigliani2005 via Compfight cc

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