Perché quando l’ansia non ci fa dormire

insonnia
(Foto via Pixabay)

È capitato a tutti di passare una notte insonne perché eravamo troppo in ansia, troppo stressati o eccitati per dormire. Non è infatti una novità che queste emozioni rendano più difficile l’addormentarsi, e possano addirittura portare a soffrire regolarmente di insonnia. Tuttavia i meccanismi responsabili di questo collegamento non sono ancora stati individuati. Uno studio, condotto dai ricercatori della Tsukuba University in Giappone, annuncia però di avere individuato alcuni neuroni che giocano un ruolo fondamentale nella relazione tra stato emotivo e sonno. La scoperta potrebbe aiutare gli scienziati a sviluppare nuovi farmaci che prendono di mira sia i disturbi dell’ansia che quelli del sonno.

Un ruolo importante è svolto da una parte del cervello chiamata nucleo del letto della stria terminale (BNST), una parte dell’amigdala solitamente attiva quando siamo stressati, impauriti o ansiosi. La BNTS controlla infatti le reazioni endocrine e del sistema nervoso a stimoli collegati ad emozioni quali l’ansia e la paura.

Durante la ricerca, Takeshi Sakurai e il suo team hanno scoperto che l’eccitazione di alcuni neuroni all’interno della BNST durante il sonno (non durante la fase REM) dei topi provocava una transizione immediata ad uno stato di insonnia. La stimolazione degli stessi neuroni durante la fase REM, invece, non aveva conseguenze. Inoltre un’eccitazione prolungata di questi neuroni causava uno stato di insonnia più lungo, che poteva essere contrastato dall’assunzione di un farmaco che bloccava l’oressina, un neurotrasmettitore che regola il ritmo sonno-veglia.

“Il nostro studio ha mostrato che la BNST ha un ruolo nel controllo delle fasi di sonno e veglia,” ha spiegato Sakurai,” Soprattutto nel controllare la transizione dal sonno non in fase REM alla veglia. Lo studio fornisce anche una visione della patofisiologia dell’insonnia e del ruolo dell’oressina nella regolazione delle fasi di veglia, che potrebbe essere usata in futuro per sviluppare farmaci per trattare i disturbi del sonno“.

Riferimenti: JNeurosci

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