Cosa accade nel cervello di chi soffre di schizofrenia

(Credits: ZEISS Microscopy/Flickr CC)

Allucinazioni, difficoltà a provare ed esternare sentimenti, problemi cognitivi proiettano i soggetti affetti da schizofrenia in una realtà alternativa, per loro molto più concreta, dalla quale è difficile uscire senza le cure adeguate. Un consorzio internazionale di scienziati, nell’ambito del progetto denominato Schizophrenia-ENIGMA, ha ricostruito cosa accade nel cervello degli schizofrenici a livello delle connessioni cerebrali. Lo studio, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry del gruppo Nature, ha evidenziato modificazioni profonde e molto estese nella materia bianca dei soggetti schizofrenici, la rete di connessioni attraverso la quale i segnali elettrici si trasmettono tra aree diverse del sistema nervoso centrale. Si tratta del più ampio studio del suo genere finora realizzato che ha coinvolto 4322 individui (2359 soggetti sani e 1963 pazienti affetti da schizofrenia) e 29 gruppi di ricerca basati in 14 diverse nazioni di Nord America, Sud Africa, Europa, Asia e Australia.

La materia bianca è costituita da fasci di fibre nervose ricoperte da una sostanza isolante, la mielina. Una tecnica specifica di risonanza magnetica, denominata “imaging da tensore di diffusione” (DTI) permette ottenere una mappa tridimensionale delle connessioni a partire da come le molecole d’acqua contenute nei tessuti diffondono da una regione all’altra. In assenza di strutture allungate, come le fibre nervose, l’acqua tenderebbe a muoversi in maniera isotropa: la presenza e l’entità delle anisotropie permette dunque di identificare e localizzare (attraverso la modellizzazione matematica della diffusione) i “canali” attraverso i quali l’acqua può spostarsi e quindi di risalire alla distribuzione della materia bianca.

Analizzando i dati DTI, gli scienziati hanno osservato come modificazioni profonde coinvolgano tutta la rete di connessioni: in ben 20 regioni su 25 si riscontrano anisotropie molto minori nei soggetti schizofrenici che nei pazienti sani, indice di una distruzione globale dell’infrastruttura connettiva della materia bianca. In particolare, le differenze più notevoli sono nella corona radiante anteriore, il cui funzionamento è legato alla capacita di elaborare informazioni, nel limbo interiore della capsula interna, legato alla funzionalità di memoria episodica, nel corpo calloso.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la schizofrenia colpisce tra lo 0.5% e l’1% della popolazione mondiale. In Italia tra 250 e 450mila persone ne sono affette. Da un lato allucinazioni uditive, delirio, agitazione, contribuiscono a spostare il paziente in una dimensione diversa dalla realtà. Dall’altra apatia, ridotta capacità di interazione e difficoltà a sentire e manifestare emozioni, lo spingono verso l’isolamento, peggiorando la sua condizione. A questi sintomi si aggiungono spesso anche difficoltà cognitive, perdita di memoria e di concentrazione.

Le cause della schizofrenia non sono state ancora identificate in modo chiaro: la componente genetica sembra essere determinante, ma anche fattori ambientali come maltrattamenti, eccesso di stupefacenti, stress intenso in alcune fasi della vita possono contribuire, in individui predisposti, allo scatenarsi della malattia. Le cure più recenti permettono ai pazienti di controllare i sintomi più acuti e recuperare almeno in parte un tenore di vita normale, ma c’è ancora molta strada da fare per affrontare la schizofrenia dalle sue origini.

Il “progetto Schizophrenia” fa parte del consorzio ENIGMA (Enhancing Neuroimaging Genetics through Meta-Analysis), che ha l’obiettivo di pianificare e coordinare analisi di dati DTI su larga scala per scoprire effetti ed origine di vari disordini psichiatrici, come depressione severa, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo bipolare.

I risultati del progetto Schizophrenia-ENIGMA potranno dare un nuovo slancio anche alla ricerca genetica delle cause della schizofrenia, concentrandone l’attenzione su quei geni che hanno un effetto globale sulla materia bianca.

Riferimenti: Molecular Psychiatry

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