Allergie alimentari: la desensibilizzazione aumenta il rischio di shock anafilattico

desensibilizzazione

Arachidi, frutta a guscio, uova, latte, soia, grano e alcuni tipi di pesce. Sono fra i principali allergeni alimentari e circa l’1-2% degli adulti (la percentuale sale fino al 5% in età infantile) ha reazioni avverse di natura allergica a questi cibi. Che in certi casi possono essere anche gravi, come lo shock anafilattico. Un metodo per rendere l’organismo meno suscettibile ad un dato alimento è la desensibilizzazione, o immunoterapia orale, che consiste nella somministrazione controllata e ripetuta di piccoli quantitativi crescenti dell’allergene. Oggi uno studio internazionale, cui ha preso parte per l’Europa l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, mette in discussione questo trattamento. Secondo gli esperti, in particolare, la desensibilizzazione per i bambini con allergia all’arachide accresce il rischio di shoc anafilattico e di altre reazioni gravi. I risultati sono pubblicati su The Lancet.

Allergie e desensibilizzazione

Mentre alcune allergie, come quella al latte e all’uovo, generalmente si risolvono e passano entro i primi 10 anni di vita, altre allergie, come quelle alla frutta a guscio e al pesce (ad esempio ai crostacei) sono persistenti. Nei paesi sviluppati, ad esempio, l’allergia all’arachide colpisce circa il 2% dei bambini e l’1% degli adulti.

In alcuni casi viene praticata la desensibilizzazione, o immunoterapia orale, allo scopo di innalzare la soglia di tolleranza, ridurre il rischio di reazioni gravi in caso di contatto involontario e, in ultimo, migliorare la qualità di vita. Gli esperti dell‘American Academy of Allergy Asthma & Immunology (Aaaai) sottolineano che questa terapia ha dimostrato di poter fornire un supporto nel ridurre la sensibilità del soggetto a determinati allergeni.

Ma gli specialisti dell’Aaaai rimarcano che l’immunoterapia orale non è curativa e che il suo obiettivo non è quello di consentire l’assunzione del cibo incriminato senza limitazioni. E anche che non è esente da effetti collaterali e reazioni avverse, come tutte le terapie. Lo standard di cura, inoltre, rimane evitare l’allergene e astenersi dagli alimenti che lo contengono e nel caso di anafilassi l’iniezione di adrenalina.

Lo studio sulla desensibilizzazione

In generale, l’efficacia e la sicurezza dell’immunoterapia orale per l’allergia all’arachide sono state oggetto di molti studi. Oggi un gruppo di ricerca, coordinato dalla McMaster University, in Canada, ha raccolto e analizzato 12 studi recenti e rilevanti, sull’immunoterapia orale per l’arachide, che hanno coinvolto più di mille pazienti. I partecipanti erano bambini fra i 5 e i 12 anni e con allergia all’arachide.

I risultati della revisione mostrano che i bambini sottoposti a desensibilizzazione per l’arachide avevano avuto il triplo degli episodi di anafilassi rispetto al gruppo che evitava l’allergene senza trattamenti o a cui era stato somministrato un placebo. Dal confronto dei dati, è emerso che i bambini sottoposti a desensibilizzazione avevano avuto 222 episodi di anafilassi contro i 71 di quelli non trattati. L’iniezione di adrenalina si era resa necessaria 82 volte tra i pazienti trattati contro le 32 volte dei non trattati. I casi di altre reazioni allergiche (vomito, orticaria, coliche addominali, problemi respiratori) sono stati 119 per i bambini sottoposti a desensibilizzazione contro i 62 di quelli nel gruppo di controllo.

Si tratta della revisione sistematica più completa e rigorosa, si legge nel paper. Ciò che emerge, è che se da un lato l’immunoterapia orale comporta una moderata desensibilizzazione all’allergene, dall’altro però risulta promuovere un maggior numero di anafilassi e reazioni allergiche.

Più rischi che benefici: ecco perché

Il dibattito, tuttavia, è ancora aperto e alcune ricerche mettono in luce l’efficacia dell’immunoterapia orale nella desensibilizzazione nel caso di allergie alimentari. Tuttavia, stando alla revisione di oggi i contro supererebbero i pro.

“Abbiamo evidenziato che l’immunoterapia orale comporta più rischi che benefici per i bambini con allergia alimentare”, spiega Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia del Bambino Gesù, che ha preso parte allo studio. “La metanalisi ha riguardato nello specifico l’arachide, ma la conclusione è verosimilmente applicabile a tutti gli altri allergeni alimentari”.

Le ragioni sono varie. Intanto gli allergeni alimentari innescano risposte infiammatorie più violente rispetto a quelli respiratori. “Nel caso di una desensibilizzazione – prosegue Fiocchi – i livelli di protezione dall’allergene possono abbassarsi e il contatto con dosi prima ben tollerate può ora scatenare una reazione avversa”. Soprattutto nel caso in cui ci siano anche altri fattori che influenzano il modo in cui il corpo interagisce con la terapia, aggiunge l’esperto, come un raffreddore, un’intensa attività fisica o uno stato di ansia.

Riferimenti: Lancet

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