Antropologia, il primo ritratto dell’antenato dei Sapiens

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(foto via Pixabay)

L’origine della nostra specie, Homo sapiens, rimane una questione ancora aperta. Negli ultimi anni non sono mancati nuovi studi a fornirci sempre più indizi e ipotesi circa la nostra evoluzione, talvolta stravolgendo le nostre conoscenze al riguardo e aggiungendo nuovi membri alla nostra grande famiglia. Migrazioni, separazioni e ibridazioni tra le specie hanno mescolato le carte in tavola e reso il quadro ancora più ingarbugliato, ma la curiosità rimane: come ha avuto origine la nostra specie? E che aspetto avevano i nostri avi? Qualche indizio ci arriva da uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista Nature Communications.

A caccia dell’ultimo antenato comune di H. sapiens

Nel loro studio Aurélien Mounier e Marta Mirazón Lahr hanno messo a punto dei modelli virtuali di cranio in tre dimensioni dell’Ultimo Antenato Comune di Homo sapiens, scaturiti da una predizione statistica di tutte le possibili morfologie dopo aver esaminato 263 teschi di 21 popolazioni attuali e di 5 popolazioni di Hominini fossili africani. I crani virtuali così ottenuti sono stati confrontati con 5 crani fossili reali al fine di comprendere i meccanismi evolutivi di discendenza che hanno portato ai tratti anatomici tipici dell’uomo moderno.

La faccia dell’Ultimo Antenato Comune

La difficoltà principale nel ricostruire le tappe evolutive subito precedenti all’origine di Homo sapiens risiede nella scarsità di fossili risalenti al Medio-Tardo Pleistocene (da 350 mila a 130 mila anni fa), epoca in cui si definì la morfologia dell’uomo moderno. Anche l’interpretazione dei pochi fossili riportati alla luce è difficile, per via di una variabilità nelle differenze morfologiche di cui non si conosce né l’entità né i confini geografici. Il metodo messo a punto dalle ricercatrici ha permesso di sopperire a questa mancanza e di ricostruire un albero filogenetico attraverso la definizione degli ipotetici crani (è dalla faccia che si rilevano i tratti più caratteristici dell’uomo moderno) dell’Ultimo Antenato Comune, così da riempire questa sorta di anello mancante.

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Le popolazioni studiate per ricostruire i modelli di antenati comuni dei sapiens, e un modello virtuale di antenato comune (vLCA, virtual Last Common Ancestor) (Credits: Aurélien Mounier/CNRS-MNHN)

Caccia aperta al fossile

Come emerge dalla ricerca, il processo di speciazione potrebbe essere stato particolarmente complesso ed essere avvenuto in più fasi, con la formazione di diversi lineages. E non tutti avrebbero contribuito tutti allo stesso modo all’aspetto e alla genetica dell’uomo moderno. Alcuni potrebbero non averlo fatto per nulla. Una prima fase di diversificazione nell’aspetto avvenne in tempi più antichi, tra i 350 mila e i 200 mila anni fa, ma questi pre-sapiens avrebbero contribuito poco al nostro futuro aspetto. I fossili virtuali degli Ultimi Antenati Comuni risultanti dal modello sono infatti molto più simili ai fossili più recenti, risalenti a 200 mila e 100 mila anni fa. In particolare i sapiens moderni avrebbero avuto origine dall’unione di alcuni individui appartenenti alle popolazioni del Sud Africa e dell’Africa dell’Est. Si tende invece ad escludere una discendenza dalle popolazioni del Nord Africa, più simili questi all’uomo di Neanderthal.

E’ probabile, concludono infine le autrici, che esistano fossili più antichi di quelli attualmente disponibili di uomini moderni. La loro scoperta aiuterebbe a integrare i dati dello studio e avere una visione ancora più precisa dell’origine di Homo sapiens. Non resta altro che trovare questi fossili.

Riferimenti: Nature Communications

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