Oggi i bambini sono più pazienti rispetto a 50 anni fa

via pixabay

Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? La gallina domani, rispondono i bambini, fin da piccolissimi. Uno studio dell’American Psychological Association svela infatti che oggi i bambini in età prescolare, dai 3 ai 5 anni, hanno un maggiore livello di autocontrollo rispetto a 50 anni fa, dato che riescono a resistere a una piccola tentazione, come un dolcetto, pazientando più a lungo pur di ottenere una ricompensa maggiore – ovvero più dolci. I bambini nati dopo il 2000 sarebbero più “pazienti” di quelli nati negli anni ’60 o ’80, raccontano i ricercatori sulla rivista dell’associazione Developmental Psychology. Perché? Quali sono i motivi che potrebbero spiegare le differenze osservate?

I risultati si basano sull’analisi e sul confronto dei dati di un test, svolto originariamente da un team di ricerca guidato da Walter Mischel della University of Stanford, noto come test del marshmallow. Negli anni ’60, la sfida proposta ai bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni era quella di scegliere se mangiare pochi dolcetti subito (un marshmallow, un biscotto o un brezel) oppure attendere e poterne avere una quantità maggiore.

Oggi gli autori hanno studiato sia i dati della prima indagine che quelli del test ripetuto negli anni ’80 e 2000. Sorprendentemente, i bambini nati a partire dal nuovo millennio riuscivano ad aspettare in media due minuti in più, all’interno dei dieci minuti della durata del test, prima di mangiare i dolcetti, rispetto ai bambini nati negli anni ’60 e un minuto in più rispetto a quelli degli anni ’80: come se la capacità i attendere, la “pazienza“, stesse aumentando. Il risultato coglie di sorpresa anche gli adulti: in un gruppo di 358 adulti statunitensi, intervistati in un questionario online proposto dagli autori, circa il 75% dei partecipanti ritiene che i bambini di oggi siano in grado di attendere meno e abbiano un autocontrollo inferiore.

Nell’era delle tecnologie digitali, in cui ogni quesito ed ogni interazione sociale trova subito risposta e riscontro, forse non avremmo mai immaginato che i bambini fossero più pazienti rispetto al passato. Eppure sembrano esserlo, stando ai dati dello studio americano, e questo potrebbe essere dovuto proprio all’avvento del digitale. Negli ultimi decenni, infatti, diversi cambiamenti sono avvenuti all’interno della famiglia e della società. “Riteniamo che le maggiori abilità di pensiero astratto, l’anticipazione della scolarizzazione, i cambiamenti nell’assetto della famiglia e le abilità cognitive legate proprio alle tecnologie potrebbero essere alla base della capacità di ritardare la gratificazione”, spiega Stephanie M. Carlson, psicologa alla University del Minnesota, che ha guidato lo studio, aggiungendo come ancora ci sia molto da fare, soprattutto per i bambini che vivono in condizioni di povertà.

In generale, l’abilità di ritardare una gratificazione è stata associata dagli scienziati con una serie di risultati positivi nell’adolescenza e in età adulta, fra cui maggiori competenze accademiche, punteggi del test Sat (Scholastic Aptitude Test, spesso utilizzato negli Usa) più elevati, un peso corporeo più equilibrato, una maggiore responsabilità sociale, capacità di affrontare lo stress e di relazionarsi con i propri pari.

I ricercatori hanno fornito più di una interpretazione per spiegare la maggiore resistenza alla tentazione da parte dei bambini. Ad esempio, da analisi statistiche emerge un aumento significativo dei punteggi del quoziente intellettivo in età infantile negli ultimi decenni. L’aumento del QI (che potrebbe spiegare anche la maggiore tolleranza dei bambini nell’attendere la ricompensa), spiegano gli autori, troverebbe le sue radici in vari fattori, come la rapida evoluzione delle tecnologie, la crescente globalizzazione e i corrispondenti cambiamenti nell’economia.

Un’altra interpretazione riguarda la maggiore attenzione all’educazione precoce, secondo Carlson. Negli Stati Uniti, nel 1968, ad esempio, soltanto il 15,7% dei bambini in età prescolare frequentava la scuola dell’infanzia, mentre nel 2000 la percentuale è salita al 50%. Mentre prima le famiglie erano più numerose (con un numero maggiore di fratelli e cugini) e il gioco e le interazioni sociali erano più spesso fornite dalla famiglia e meno dalla scuola. Questa istituzione, inoltre, ha aumentato l’attenzione all’insegnamento dell’auto-controllo, mentre i genitori spingono verso l’autonomia. In questo modo, cambiano anche le modalità con cui i bambini si misurano con se stessi.

Tuttavia, sottolineano gli autori, il risultato di oggi è limitato al test svolto nella ricerca e non si estende alle gratificazioni di altra natura, in un mondo in cui aumentano i possibili stimoli e tentazioni della vita quotidiana: così non è detto che questa maggiore pazienza valga in tutti i settori.

Riferimenti: Developmental Psychology

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