Nel mondo della fantasia vivono animali che parlano il nostro linguaggio, danno avvertimenti a principi vanagloriosi o a bambine sprovvedute; nella realtà, invece, sono gli scienziati che tentano di interpretare i tanti linguaggi con cui gli animali comunicano tra loro, individuando il significato dei tanti squittii, canti, borbottii e mugolii… delle tanti voci che, con un po’ di attenzione, si possono ascoltare (o rilevare) in natura. Le forme sonore di comunicazione animale sono studiate dalla bioacustica, che si occupa delle situazioni in cui i diversi suoni vengono emessi, dei comportamenti da individui della stessa specie o di specie diverse.
Ai messaggi sonori gli animali associano spesso altre forme di comunicazione, come atteggiamenti, posture, danze che contribuiscono a segnalare le loro intenzioni. Infatti, oltre alla varietà di suoni emessi solitamente dai maschi per dimostrare all’universo femminile la loro prestanza sessuale, ogni individuo riceve e interpreta segnali che gli permettono di trovare prede, di proporre o di evitare scontri, di delimitare spazi in cui la propria caccia possa essere svolta in tutta sicurezza.
È molto interessante notare che i sistemi di recezione di cui gli animali sono dotati sono spesso assai più elaborati di quelli di emissione dei segnali stessi. L’evoluzione e la selezione naturale hanno modellato infatti sistemi per cui i suoni possano raggiungere efficacemente l’apparato uditivo dei diversi ascoltatori, compreso quello di ascoltatori spioni che possono servirsene per predare gli incauti chiacchieroni. Così sono rilevatori efficienti quelli di cui dispone il barbagianni, il cui intero disco facciale funziona come una parabola che cattura il suono e lo convoglia verso le “orecchie”. E sempre evoluzione e selezione naturale hanno raffinato le modalità di ecolocazione, presenti nelle numerose specie provviste di biosonar studiate dall’autore e soprattutto nei pipistrelli. È così che volando basso sul suolo i pipistrelli riescono ad ascoltare i fruscii prodotti dagli insetti che costituiranno il loro pasto.
I suoni si trasmettono anche in acqua, mettendo in comunicazione pesci non muti e mammiferi loquaci. Così i suoni emessi dalle orche possono essere recepiti da conspecifici, ma possono anche allertare le prede che, ascoltandoli, sfuggono agli attacchi. Viceversa, gli stessi suoni possono ecolocalizzare le orche che li emettono, facendole diventare preda di altri mammiferi marini.
Nel complesso regno animale, e non solo nelle comunità umane, suoni e linguaggio devono essere utilizzati con criterio, e fin dalla nascita i piccoli devono imparare a non lasciarsi imbrogliare da messaggi ingannatori, a non emettere suoni che potrebbero farli individuare dai predatori, a modularne l’intensità e la frequenza a seconda delle circostanze e delle condizioni ambientali. Ed anche per gli animali, talvolta, sarebbe il caso di stare zitti.
Questo volumetto dedicato alla bioacustica è completato da una aggiornata bibliografia e da una “fonoteca bestiale online”, cioè dall’indicazione di siti in cui è possibile ascoltare una varietà di suoni prodotti da animali e trovare altre informazioni sui temi proposti.
Danilo Russo
Suoni bestiali – Alla scoperta della comunicazione acustica degli animali
Ed. TARKA- diNatura 2016
pp. 147, Euro 12,50
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