49 Siti Unesco minacciati dalle acque

Siti Unesco
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Luoghi straordinari, per importanza storica e naturale. Sono i siti Unesco: una lista di luoghi che presentano delle particolarità che li rendono unici al mondo, e che per questo meritano un’attenzione speciale. Specie di questi tempi: una ricerca recentemente pubblicata su Nature Communications ha infatti mostrato che diversi siti Unesco che si trovano lungo le coste del mar Mediterraneo corrono un alto rischio di scomparire a causa di erosioniinondazioni.

La causa è tutta dei cambiamenti climatici, che potrebbero causare l’innalzamento delle acque e l’allagamento di luoghi che si trovano lungo la costa. I risultati dicono che entro il 2100 il rischio di inondazioni potrebbe aumentare del 50% e il rischio di erosione del 13%. Dei 49 siti analizzati, 37 sono a rischio di un evento di inondazione entro questo secolo, mentre 42 sono già a rischio erosione oggi. Molti siti, fra cui importanti luoghi italiani come Venezia, Ferrara e Aquileia, potrebbero rimanere danneggiati o seriamente compromessi se non verranno prese delle misure di protezione adeguate.

Un indice per valutare i rischi

La Convenzione sul patrimonio mondiale del 1972 stabilì dei criteri precisi per inserire un sito nella lista dei siti Patrimonio mondiale dell’umanità. L’Italia guida la classifica mondiale con 54 siti, seguita da Cina e Spagna. Questi luoghi hanno un valore culturale, storico ma anche economico, quindi proteggerli, oltre che un dovere dei paesi su cui si trovano, è anche nell’interesse stesso di quei paesi. La ricerca, a firma di Lena Reimann, del Dipartimento di Geografia dell’Università di Kiel (Germania) ha incrociato i dati del sito internet dell’Unesco, dove ogni luogo è identificato da un codice e da un punto sulla mappa, che ne stabilisce il centro.

Gli scienziati hanno quindi identificato il tipo di sito (tutti beni culturali e non naturali) estensione, altitudine e distanza dalla costa, incrociando i dati con le previsioni sull’aumento del livello del mare. In particolare, i 49 siti scelti si trovano tutti sulla costa del Mar Mediterraneo, a non più di 10 metri sul livello del mare. Un terzo di tutti i siti valutati si trovano fra Italia, Grecia, Croazia e Tunisia. Sono stati valutati quattro diversi scenari, di gravità differente: a ogni sito, e per ogni scenario, è stato attribuito un indice che permette di valutarne il livello di rischio su una scala che va da zero a dieci.

Siti Unesco a rischio inondazioni 

Nel peggiore degli scenari, cioè quello in cui non saranno attuate tutte le misure necessarie contro il riscaldamento globale, il 75% di tutti i siti Unesco valutati sarà inondato almeno entro il 2100. C’è da dire che la superficie del sito a subire l’inondazione può variare molto, arrivando fino al 97% nel caso di Venezia. Nel 2000 il massimo livello d’acqua registrato è stato di 120 centimetri nell’area archeologica di Aquileia, e un valore medio per tutti i siti di 40 centimetri. Si prevede che nel 2100 il livello medio potrebbe salire del 290% nello scenario peggiore, con il picco più alto a Venezia: due metri e mezzo.

Tranquillizziamo subito i veneziani: queste previsioni non tengono conto del fatto che in alcuni luoghi, come appunto Venezia, sono già in costruzione delle misure di protezione. Il Mose (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico) è un sistema di paratoie mobili collocate sottacqua, che dovrebbe proteggere la città da un innalzamento del livello dell’acqua fino a tre metri. L’indice medio, che prende in considerazione sia il livello dell’acqua sia l’area allagata passa da 3.7 a 5.5. Neanche a dirlo, i siti con un rischio 10 sono tutti italiani: Venezia e la sua laguna, Ferrara e il delta del Po e l’area archeologica e la Basilica Patriarcale di Aquileia.

L’erosione

Per quanto riguarda il rischio di erosione l’86% dei siti Unesco presi in considerazione è ad alto rischio già oggi, con la percentuale che sale fino al 94% nello scenario peggiore. L’erosione, cioè il consumo di suolo dovuto ad agenti naturali come l’acqua o il vento, è determinata principalmente dalla distanza del sito dalla costa. Distanza che diminuisce se il livello del mare si alza. Già nel 2000, 31 siti si trovavano almeno parzialmente entro 10 metri dalla costa. Il numero cresce fino a 39 nella peggiore ipotesi. L’indice di erosione tuttavia cresce mediamente da 6.2 a 7 nello scenario peggiore, che significa un aumento medio del rischio di erosione del 13% dal 2000 al 2100.

I siti Unesco a rischio più alto sono Tiro, costruita proprio sulla costa del Libano e il sito archeologico di Tarragona (Spagna). Anche questa volta, il paese con il più alto numero di siti a rischio erosione è l’Italia, con 14 siti – il 93% del totale dei siti costieri targati Unesco – che si trovano a meno di 10 metri sul livello del mare. Solo due siti su 49 si salvano, nel corso del secolo, sia dal rischio inondazioni che da quello di erosione: sono Medina in Tunisia e Xanthos-Letoon in Turchia, mentre altri luoghi, come Piazza del Duomo a Pisa, sono a rischio inondazione ma non erosione.

Come salvaguardare i siti

I ricercatori affermano che il loro indice permetterebbe una veloce classificazione del rischio dei siti, per individuare subito le aree più critiche. I risultati potrebbero essere usati dalla politica e dalle organizzazioni che si occupano della salvaguardia di questi siti, come supporto per stabilire aree di priorità (per alcuni siti, come Venezia, gli interventi stanno già avvenendo). Qual è il modo migliore per proteggere i siti Unesco? “Bisogna valutare caso per caso” scrivono i ricercatori, “per alcuni potrebbe essere tecnicamente possibile un totale spostamento, come i Monumenti Cristiani di Ravenna o la Cattedrale di San Giacomo a Šibenik (Croazia)”. Ovviamente, lo spostamento non può essere un’opzione per aree molto estese, come ad esempio interi centri storici o intere aree archeologiche.

Finora non ci sono esempi di siti Unesco spostati, come è stato fatto invece con altri luoghi particolari (tra cui, ad esempio, la torre Clavell nel Regno Unito, o il faro Belle Tout negli Usa). Questi luoghi hanno un valore inestimabile per cui anche la strada della delle assicurazioni contro le inondazioni non è percorribile. Una possibile soluzione sono delle opere, specificatamente progettate per il sito, che svolgano una funzione protettiva, come il Mose di Venezia. Tuttavia, opere come questa, oltre ad essere molto dispendiose a volte non sono realizzabili, perché il valore del sito spesso si trova nella sua integrità, che non può essere modificata con altre strutture.

L’arma della bellezza per sensibilizzare

E allora cosa rimane da fare per salvare i siti Unesco? Una soluzione potrebbero essere strategie per sensibilizzare il pubblico sul problema. La strada suggerita è quella di sfruttare la natura iconica di questi luoghi. Enfatizzare, attraverso la loro bellezza, la gravità di una loro perdita. La politica e le organizzazioni che gestiscono i siti potrebbero sfruttare l’immagine stessa del luogo per sensibilizzare il pubblico sul problema dei cambiamenti climatici e per promuovere condotte e scelte che puntino alla mitigazione del clima.

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