Categorie: Ambiente

Cento indicatori sullo stato del paese

AA. VV.Ambiente Italia 2003Edizioni Ambiente, 2003 pp. 200, euro 19,80Un paese dove la emissioni a effetto serra continuano a crescere. Dove persistono fenomeni dannosi per l’ambiente, come l’abusivismo edilizio e le ecomafie. E dove depuratori e raccolta differenziata, provvedimenti che dovrebbero prevenire l’inquinamento, sono ancora del tutto insufficienti. Questo è il quadro poco rassicurante che emerge dalle pagine di “Ambiente Italia 2003”, il rapporto che ogni anno Legambiente realizza con l’Istituto di ricerca Ambiente Italia per illustrare lo stato del nostro paese. Per effettuare la loro valutazione, gli esperti delle due organizzazioni hanno preso in esame 100 diversi indicatori e li hanno suddivisi per categorie. Si passa dalla dimensione socio-economica, in cui sono presi in considerazione il tasso di scolarizzazione e la garanzia delle cure sanitarie, a quella più ambientale in cui viene valutato il consumo energetico, la produzione agricola e lo smaltimento dei rifiuti. A questi indicatori, considerati fattori di pressione, vengono affiancati altri parametri più utili a valutare concretamente le condizioni ambientali del paese, come la qualità dell’aria e delle risorse idriche, le condizioni del patrimonio naturale e dell’ambiente urbano.Nonostante ci siano dei segnali positivi, come il successo dell’agricoltura biologica e una coscienza ecologica più diffusa, dall’analisi integrata di tutti i fattori esce una realtà piuttosto sconfortante. “L’Italia”, denuncia Legambiente, “è un paese in cui chi ha la responsabilità di governo non ha ancora capito che migliorare lo stato dell’ambiente è uno dei presupposti fondamentali per ogni opera seria di modernizzazione”. “E in più il governo Berlusconi”, sottolinea nella sua introduzione Ermete Realacci, presidente nazionale di Legambiente, “sembra deciso ad emarginare ancora di più l’ambiente dalle priorità di governo, operando scelte sconcertanti come la messa in vendita di molti beni culturali e il piano del ministro Lunardi per le nuove infrastrutture”. Una situazione che però non è solo italiana. Come viene sottolineato nel volume “State of the world 2003” il rapporto annuale del World Watch Institute sullo stato del pianeta, è l’intero scenario globale a essere poco rassicurante. La temperatura globale sta aumentando a ritmi vertiginosi mentre l’estensione delle foreste diminuisce ogni giorno di più; la perdita di biodiversità sta avanzando a un ritmo che non si era mai visto nella storia del pianeta, le risorse energetiche tendono a esaurirsi e il divario tra paesi ricchi e paesi poveri aumenta sempre di più. Il fatto più grave però, è che a questa consapevolezza non si affiancano delle azioni concrete a livello governativo, né su scala locale né tanto meno su quella globale. E’ ormai noto che esiste un legame diretto tra questioni ambientali e problemi sociali. Ma nel corso dell’anno passato, al posto di azioni concrete finalizzate a fronteggiare questa situazione si è assistito a ripetuti tentativi di screditamento del movimento ambientalista. L’ormai definitivo affondamento del Protocollo di Kyoto da parte degli Stati Uniti e il fallimento del vertice di Johannesburg, che si è concluso “senza obiettivi e senza scadenze” ne sono una prova diretta. A complicare il quadro, denuncia Legambiente, arriva un vero e proprio impianto teorico che affronta la questione ambientale da un punto di vista neo-conservatore e che tende a legittimare le politiche poco attente alle conseguenze economiche e sociali delle economie neo-liberiste. Secondo questa nuova scuola di pensiero “il sistema economico attuale sarebbe già sostenibile, e l’innovazione tecnologica tenderà a ridurre spontaneamente gli effetti negativi sull’ambiente, portando a un miglioramento della salute e dell’ambiente”.

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