Cosa ci rende umani?

Cosa ci fa umani? Un interrogativo importante cui tentano di rispondere da sempre filosofi, scienziati, antropologi. Le risposte variano a seconda delle prospettive adottate, producendo incontri-scontri che se liberi da pregiudizi si rivelano estremamente fruttuosi. Così avviene in questo fascicolo, molto corposo, di MicroMega, che mette a confronto le diverse posizioni, senza perdere di vista il contesto intellettuale di questo inizio millennio. Ci si trova così davanti a una serie di saggi che girano intorno al dilemma natura/cultura, declinando il tema con diversi accenti.

La natura ha guadagnato negli ultimi anni molto spazio, anche grazie a un’esplosione tecnologica che ha investito la biologia. Così è diventato impossibile parlare di natura umana senza parlare dello scimpanzé, fratello o cugino che sia. Poche settimane fa ne è stato completato il sequenziamento del genoma, che ha mostrato una somiglianza del 93 per cento. È quel sette per cento che ci fa umani? Probabilmente no: è ormai acclarato che la mera sequenza genetica non è l’unica responsabile del nostro sviluppo, e che quindi la storia è molto più complicata. Anche per questo è ancora necessario far ricorso a diversi strumenti concettuali per comprendere “la natura umana”. Ovviamente, proprio di fronte alla parentela con lo scimpanzé, torna prepotente la riflessione sull’evoluzione dall’evoluzione, cui sono dedicati i saggi di Enrico Alleva e Daniela Santucci, di Telmo Pievani, di Gianfranco Biondi e Olga Rickards, di Gary Marcus, di Niles Eldredge e Robert Trivers, e di Frans de Waal. Quest’ultimo, dal provocatorio titolo “Perché non possiamo non dirci bonobo”, è assolutamente esilarante, facendosi beffe delle pretese normative sul sesso che parlano di comportamenti “contro natura”. Con buona pace delle religioni sessuofobiche che in gran parte coincidono con quelle che sono anche “darwin-fobiche”, la cui opposizione all’evoluzionismo – risorgente per quanto possa sembrare assurdo – viene analizzata nei particolari da Pievani, che mette in mostra anche le peculiarità del caso italiano.

Tra i testi, una menzione meritano i frammenti del filosofo Ludwig Wittgenstein per la prima volta tradotti in italiano, che riguardano la complessità di definire la natura umana tramite il linguaggio, e i rapporti logici tra i due ambiti. Spiccatamente filosofici sono anche gli ultimi due saggi di Roberto Esposito e Paolo Flores d’Arcais, dedicati a Heidegger e alla “filosofia del finito”, e trova ovviamente spazio anche la psicanalisi, con Simona Argentieri e Giovanni Jervis. Tra antropologia e filosofia si situa invece la sezione intitolata “scienza o filosofia?”, con saggi di Carlo Augusto Viano, Marc Augé, Steven PInker e Richard Rorty.

La complessità e la diversità dei temi affrontati rendono impossibile una sintesi in questo breve spazio, e abbiamo quindi fatto poco più che un elenco di nomi. Tuttavia, già solo questo dovrebbe bastare a mostrare il notevole spessore di questo volume. E d’altra parte, tutti questi testi non sono riusciti – com’era prevedibile – a esaurire il tema: a gennaio 2006 sarà dunque pronto il secondo volume.

Almanacco di Filosofia 4/2005
La natura umana (1)
Micromega
pp.264, euro 12,00

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