Cosa fa di uno sportivo un vero campione

 

(Credits immagine: Denis Bocquet/Flickr CC)

Ogni sport ha i proprio campioni, atleti che raggiungono traguardi da record e ispirano chi si avvicina alla disciplina. Ma se gli sportivi sono tanti, campioni diventano solo alcuni, perché? Secondo uno uno studio pubblicato su Frontiers of Psychology, oltre alla dedizione e all’allenamento serve altro: l’attitudine a diventar campione. Ovvero, per diventare qualcuno nello sport conta moltissimo anche l’atteggiamento con cui si affrontano la propria carriera e le esperienze sul campo (sportivo).

Per capire se questa ipotesi avesse una base reale, i ricercatori hanno scelto 54 atleti di discipline diverse, come calcio, judo, atletica. Gli atleti sono poi stati suddivisi in tre gruppi, sulla base dei loro risultati sportivi: un gruppo cosiddetto di “super campioni”, uno di “campioni” ed uno di “quasi campioni”. Ogni partecipante è stato quindi intervistato sugli aspetti salienti della propria carriera, a partire dalle esperienze vissute da ragazzi, per poter comprendere con che atteggiamento queste esperienze fossero state affrontate.

Analizzando le risposte degli atleti è emerso che l’incidenza di traumi – quali infortuni, problemi famigliari, forme di depressione – non era particolarmente diversa tra i tre gruppi. Inoltre, più in generale, si è visto che anche altri ostacoli alla carriera, come la mancata selezione a una partita importante, erano distribuiti abbastanza uniformemente tra i gruppi.

Quello che è risultato differente tra i gruppi è stato invece la reazione a questi avvenimenti. I “super campioni” hanno mostrato di saper trovare interiormente le motivazioni a migliorare, indipendentemente dai risultati, mentre i “quasi campioni” si sono mostrati più dipendenti da cause esterne, quali ad esempio l’approvazione di altre persone. Per i “campioni” i risultati sono stati intermedi. Nel gruppo di élite, infatti, si è rivelato costante un meccanismo che non li rendeva mai del tutto soddisfatti delle proprie prestazioni, spingendoli a miglioramenti continui. Questo anche nel caso di ostacoli quali gli infortuni, affrontati senza abbattersi, anzi lavorando di più, fino ad affermare che questi fossero stati fondamentali per la propria carriera. Al contrario, i “quasi campioni” hanno rivelato di essere stati sorpresi e scoraggiati dall’insorgere delle difficoltà.

Una delle cause che può essere alla base della differenza di mentalità delle varie di categorie è, secondo i ricercatori, il rapporto con i genitori e gli allenatori. I “quasi campioni” hanno raccontato di aver avuto genitori o allenatori molto esigenti, addirittura invadenti, cosa che non è avvenuta per i “super campioni”, nonostante anche questi affermino di essere stati supportati dai genitori e dagli allenatori, favorendo, forse, una maggiore capacità di sfruttare le risorse interiori.

Riferimenti: DOI: 10.3389/fpsyg.2015.02009

Andrea Corti

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