Covid-19, cosa fare in caso di contatto stretto con una persona positiva

contatto stretto
Immagine di Tumisu via Pixabay

I casi di Covid-19 aumentano e, anche se si adottano tutte le precauzioni del caso, entrare in contatto con una persona contagiata non è un evento così improbabile. Ma cosa bisogna fare se un familiare, un amico o un conoscente che abbiamo visto recentemente ci informano di essere positivi al coronavirus Sars-Cov-2? Destreggiarsi tra le indicazioni ufficiali e ufficiose e capire come comportarsi non è sempre semplice. In primo luogo si deve stabilire se e quanto siamo a rischio, cioè capire che tipo di incontro abbiamo avuto con questa persona, in quali condizioni e con quali precauzioni. Capire, prima di tutto, se si possa ritenere un contatto stretto e, dunque, un’esposizione ad alto rischio. La definizione di contatto stretto è riportata sul sito del ministero della Salute ma la sua interpretazione deve tener conto di una serie di variabili. Cerchiamo di fare chiarezza.

Cosa è un contatto stretto

Secondo il ministero della Salute italiano si ha un contatto stretto quando, all’aperto, si sta per almeno 15 minuti a distanza di meno di 2 metri da una persona positiva. Ma al chiuso e senza mascherina bastano anche meno di 15 minuti. E, secondo quanto stabilito nei giorni scorsi dagli americani Cdc (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie), non serve che i 15 minuti siano consecutivi, ma si intendono come tutto il tempo passato con un positivo nel giro di 24 ore. Quindi se si vive nella stessa casa, si frequentano gli stessi luoghi di lavoro, si stringe la mano o si fornisce assistenza sanitaria ad una persona contagiata si tratta di contatto stretto. Altro caso: viaggiare in treno, in auto o in aereo, stando seduti a due posti di distanza da una persona con Covid-19 è un’esposizione a rischio.

Nel caso di contatto con persone positive che hanno anche sviluppato sintomi, l’incontro è considerato ad alto rischio anche se è avvenuto nei due giorni precedenti la comparsa del primo sintomo. Meno chiaro è il caso di incontro con persone asintomatiche, le quali potrebbero essere comunque contagiose, anche se non è noto per quanto tempo.

Cosa fare se si è avuto un contatto stretto

Nel caso di contatto stretto la prescrizione è di non uscire e stare in quarantena per 14 giorni, a casa, facendosi aiutare da qualcuno per la spesa e per altre necessità – ma sempre senza entrarci in contatto diretto. Dopo 14 giorni, se non sono comparsi sintomi, si è liberi di uscire. L’alternativa “rapida” è rimanere in quarantena per un periodo di 10 giorni, al termine del quale si esegue il tampone (molecolare o rapido antigenico) che, se negativo, sancisce la fine della quarantena.


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Ma se dopo un contatto stretto compaiono dei sintomi si deve fare subito il tampone: se è positivo partono monitoraggio e possibili cure. In questo caso, dopo 10 giorni si può fare il tampone: se negativo, si è liberi di uscire (purché non si abbiano sintomi da almeno tre giorni). Viceversa, si deve attendere. Quanto? La norma aggiornata prevede che la quarantena non sia “infinita”, come in passato. Anche se si risulta ancora positivi, ma non si hanno sintomi da almeno sette giorni, dopo 21 giorni si può tornare alla vita normale .

La notifica di Immuni

Anche la app Immuni può avvisarci di un contatto stretto. Una volta scaricata (e attivata) sul proprio telefono, ci avverte nel caso in cui ci si sia trovati per almeno 15 minuti e a meno di 2 metri di distanza di una persona positiva a Sars-Cov-2. Se si riceve la notifica non si è obbligati a nulla ma l’indicazione da seguire, per buon senso, è di segnalare telefonicamente la circostanza al proprio medico, che valuterà il da farsi.


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Le misure da adottare possono variare a seconda delle circostanze – ad esempio se ci sono sintomi o meno e le modalità del contatto – e anche in base ai regolamenti delle singole regioni. Per questo è opportuno rivolgersi al medico di famiglia, che farà le valutazioni del caso e indicherà come comportarsi. In alternativa, si può chiamare il numero verde nazionale 1500 o ancora i numeri regionali, riportati qui di seguito.

  • Abruzzo 800 595 459
  • Basilicata: 800 99 66 88
  • Calabria: 800 76 76 76
  • Campania: 800 90 96 99
  • Emilia-Romagna: 800 033 033
  • Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
  • Lazio: 800 11 88 00
  • Lombardia: 800 89 45 45
  • Molise 0874 313000 e 0874 409000
  • Piemonte: 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24; 800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
  • Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
  • Puglia: 800 713 931
  • Sardegna: 800 311 377 (per info sanitarie) oppure 800 894 530 (protezione civile)
  • Sicilia: 800 45 87 87
  • Toscana: 055 4385850 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 13; 800 556060 per informazioni relative ai tamponi
  • Umbria: 800 63 63 63
  • Valle d’Aosta: 800 122 121 attivo dalle ore 9 alle 12 e dalle 13 alle 17
  • Veneto: 800 462 340.

Chi non ha avuto un “contatto stretto” ma ha sintomi o dubbi

Nell’attuale scenario epidemico (3 o, in alcune regioni 4) e con la capacità di tracciamento delle catene di contagio in tilt, l’indicazione per chi ha sintomi anche lievi e non sa se potrebbe aver avuto un incontro con un positivo è di contattare il proprio medico di famiglia. Sulla base dei sintomi riferiti, il medico effettuato il triage, nel caso attiverà una segnalazione alla Asl e la procedura per il tampone, come prevedono le indicazioni del ministero della Salute.


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