“Depressione, screening solo in presenza di fattori di rischio”

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TRA IL 2005 al 2015 la depressione è cresciuta del 18% ed è oggi tra le prime cause di disabilità a livello mondiale. Alla luce dei numeri – l’Oms calcola che ne soffrano 322 milioni – delle difficoltà nella diagnosi, nel seguire le terapie e del peso della malattia, sarebbe auspicabile eseguire screening a tappeto su tutta la popolazione, giovanissimi compresi (a partire dai 12 anni)? O sarebbe meglio lasciare tutto alla discrezione dei medici e valutare caso per caso? Lo scopo, è chiaro, è quello di arrivare presto alla diagnosi. Ma fare di più equivale sempre a fare meglio? Le domande, tutt’altro che banali, risuonano oggi sulle pagine del Bmj, in un editoriale che critica le raccomandazioni in materia di depressione dello United States Preventive Services Task Force (USPSTF), un panel di esperti che periodicamente revisiona le evidenze scientifiche per raccomandare interventi di medicina preventiva o screening.

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