Diagnosi al manganese

Il morbo della mucca pazza potrebbe essere diagnosticato precocemente analizzando il sangue degli animali a rischio. Lo suggerisce uno studio britannico che ha rilevato alti livelli di manganese in pecore malate di scrapie (la versione ovina della malattia) e in bovini colpiti da BSE (Bovine Spongiform Encephalopathy ) ancora prima della comparsa dei sintomi clinici.

La scrapie (encefalopatia spongiforme trasmissibile), la BSE e la CJD (Creutzfeldt-Jakob Disease), sono malattie neurodegenerative che colpiscono il cervello e il sistema nervoso, rispettivamente, di ovini, bovini e umani. Sono causate da una proteina modificata detta prione che determina la perdita di cellule cerebrali con progressivo deterioramento delle facoltà mnemoniche e motorie e modificazioni della personalità.

La ricerca, pubblicata sul Journal of Animal Science, ha rilevato una grande quantità del metallo anche in ovini immuni ma entrati in contatto con l’infezione. La presenza di manganese nel sangue e nel sistema nervoso centrale rappresenterebbe quindi la prima risposta dell’animale alla malattia e non una conseguenza della patologia. Uno studio del 2002 aveva messo in luce come i topi infetti dalla scrapie presentassero alti livelli di manganese nel sangue, ma questa è la prima volta che vengono analizzati tessuti di animali da fattoria colpiti da malattie da prioni.

Il tasso di manganese nel sangue potrebbe dunque essere impiegato come indicatore dell’infezione da prioni, mentre ad oggi una diagnosi simile viene fornita solo dall’analisi post-mortem del tessuto cerebrale. «In pratica, però, sarà difficile realizzare un programma di screening del genere a causa degli alti costi dei macchinari e dell’intenso lavoro che richiedono”, spiega David Brown, dell’Università di Bath (GB), che ha condotto lo studio con i colleghi delle Università di  Hull e  di  Edinburgh.

L’origine degli alti livelli di manganese nel sangue degli animali infetti rimane sconosciuta. Tre le ipotesi avanzate dai ricercatori: una minore secrezione  del metallo da parte dell’organismo,  il rilascio dello stesso da parte di altri tessuti o un maggiore assorbimento dall’ambiente esterno. Ma al momento non ci sono prove per avvalorare una delle tre teorie.(m.r.)

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