Non riesci a stare a dieta? La spiegazione nella materia grigia

Ci vuole cervello per resistere alle tentazioni. O meglio, il successo o meno di una dieta potrebbe essere collegato anche ad alcune caratteristiche anatomiche del cervello, della materia grigia in particolare. Questo almeno è quanto emerso da uno studio dell’Institute du Cerveau et de la Moelle Epinière dell’Hôpital Pitié-Salpêtrière di Parigi, in un lavoro pubblicato sulle pagine del The Journal of Neuroscience.

I ricercatori hanno analizzato i risultati provenienti da quattro diversi studi, condotti su un totale di 123 persone. Nei primi tre ai partecipanti veniva chiesto di scegliere tra alcuni cibi mostrati a coppia, in cui uno era oggettivamente più sano dell’altro. Le scelte, nelle differenti fasi dello studio, dovevano rispecchiare diversi criteri: in un caso dovevano avvenire unicamente in base alle preferenze, in un’altro  in base al cibo giudicato più goloso o in un’altro ancora in base a quello ritenuto più sano, mentre i partecipanti venivano sottoposti ad analisi di risonanza magnetica

Analizzando le scansioni, i ricercatori hanno osservato una correlazione tra il volume di materia grigia nelle zone della corteccia prefrontale ventromediale e dorsolaterale e la tendenza a scegliere il cibo più salutare rispetto a quello più goloso (più materia grigia in queste regioni, maggior propensione a una scelta sana).

I risultati di questi esperimenti sono stati usati per capire se le caratteristiche anatomiche identificate potessero predire la capacità di resistere o meno a un cibo dall’aspetto goloso e ipercalorico (sempre mostrato attraverso le immagini). Per farlo, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti in un nuovo set sperimentale quanto fossero disposti a pagare alla fine del test, da 0 a 2,5 dollari, per avere diritto a mangiare il cibo mostrato, piuttosto che chiedere unicamente quanto avrebbero voluto mangiarlo. Gli scienziati hanno osservato che potevano riuscire a predire, basandosi sui dati ottenuti dalla risonanza magnetica, la capacità di autocontrollo (e disponibilità a pagare per avere il cibo) dei partecipanti.

Le informazioni ottenute dal lavoro mostrano come le zone cerebrali analizzate siano coinvolte nella capacità di autoregolazione, e possano rappresentare non solo importanti indicatori per predire il successo di una dieta, ma anche essere potenziali target terapeutici per trattare obesità e disturbi alimentari. Inoltre, come scrivono gli autori in chiusura dell’articolo: “I risultati suggeriscono che la capacità di autocontrollo può dipendere non solo da variazioni momentanee nella motivazione e dell’attenzione, ma anche da una base più stabile a livello neuroanatomico”. Stabile nei limiti della plasticità neuronale

Riferimenti: The Journal of Neuroscience

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