Dove sono loro?

Annibale Fantoli
Extraterrestri. Storia di un’idea dalla Grecia a oggi
Carocci editore 2008, pp. 257, euro 19,50

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Un titolo apparentemente frivolo per un piccolo gioiello editoriale, dove l’autore illustra, attraverso i millenni, le ipotesi dell’uomo sulla possibilità di altri mondi e di vite aliene, anche intelligenti. Esperto di filosofia, teologia, astronomia e storia della scienza, Fantoli è anche uno studioso di Galileo, che ha saputo difendere, con toni pacati ed equità di giudizio, dalla rinnovata condanna emessa nei suoi confronti dalla Chiesa del Duemila (si veda ad esempio “Il caso Galileo”, RCS-BUR). In “Extraterrestri”, Fantoli prende le mosse dalle credenze dell’antichità e, passando attraverso le concezioni filosofiche del Medioevo e le prime congetture scientifiche dei secoli successivi, chiude il suo prezioso lavoro dando al lettore un’idea delle conoscenze sulla struttura del cosmo acquisite dalla più recente sperimentazione astrofisica.

    Libro molto curato, anche dal punto vista formale, praticamente esente da pecche, scritto in maniera raffinata e conseguente. Le concezioni dei massimi pensatori della storia ci passano davanti legate al filo rosso della celebre domanda di Fermi “dove sono loro?”, cioè gli extraterrestri. Una domanda che ancora oggi si spinge molto al di là del nostro potenziale conoscitivo. Una domanda che viene posta non solo nell’ambito della scienza del cosmo – in primo luogo l’astrobiologia – ma anche nei popolari settori della letteratura divulgativa e nella fantascienza. Presentate in tal modo, le risposte date nel corso dei secoli da pensatori occidentali – filosofi, uomini di scienza, teologi – così come le controversie che ne sono derivate, vengono a costituire un’avvincente storia, che talora ha l’appetibilità di un romanzo.
   
Dalle prime idee in fatto di infinità del cosmo, avanzate nel Rinascimento da Nicola Cusano e Giordano Bruno (sulla scorta delle geniali premonizioni di Anassimandro, Democrito, Epicuro e Lucrezio), si entra nel grande dibattito tra sostenitori del pluralismo dei mondi e strenui oppositori. Tra i primi, ci furono pensatori atei o agnostici, che videro un’opposizione inconciliabile tra pluralismo e fede cristiana, come sentenzia con esilaranti parole l’intellettuale e rivoluzionario statunitense Thomas Paine verso la fine del Settecento. Riprendo alla lettera da p. 162 del libro di Fantoli: “Da dove, dunque, potrebbe nascere il solitario e strano concetto che l’Onnipotente, che aveva milioni di mondi ugualmente dipendenti dalla sua protezione, dovesse lasciare la cura di tutto il resto e venire a morire nel nostro mondo, perché, dicono, un uomo e una donna avevano mangiato una mela! E d’altra parte, dovremmo forse supporre che ogni mondo, nella creazione senza confini, abbia avuto un’Eva, una mela, un serpente e un redentore? In tal caso, la persona che irriverentemente è chiamata Figlio di Dio e talvolta Dio stesso non avrebbe altro da fare che viaggiare da mondo a mondo, in una successione senza fine di morti, con a malapena un momentaneo intervallo di vita” (da The Age of Reason, 1774-6). Il dibattito, come era naturale avvenisse, tende a spegnersi con l’avanzamento delle conoscenze astronomiche e anche la Chiesa cattolica rinuncia a opporre resistenza (spostandola, ça va sans dire, su temi scientifici oggi meno perentoriamente affermati).
   
Nulla meglio di una scorsa all’indice incuriosisce e spinge a una lettura centellinata del libro: dai Greci al Medioevo, Cusano Copernico e Bruno, da Keplero a Galileo, discussione sui mondi abitati nel Seicento, il pluralismo da Kircher a Leibniz, nell’Illuminismo e nell’Ottocento, le controversie su Marte, le conoscenze attuali, ossia universo inflazionario in espansione, possibilità di un “multiverso” (malgrado l’assenza di contatti con alieni). Argomenti tutti che offrono spunti di riflessione anche sulla nostra natura umana, sui nostri desideri, sulle chimere e sulle illusioni che ci aiutano a vivere. La frase conclusiva di Fantoli è: “La certezza che “altri” esistono realmente nel cosmo sarebbe un decisivo salto di qualità nella nostra comprensione di esso, l’allargamento finale del processo di pensiero che ci ha portato, in più di duemila anni, dal mondo finito e antropocentrico di Platone e Aristotele alla visione dello sterminato universo in espansione del giorno d’oggi”.

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