E Berta filava, l’ortica

In collaborazione con il distretto tessile di Prato, l’Istituto di biometeorologia di Firenze sta sperimentando la possibilità di recuperare antiche colture come canapa e lino e di introdurne di nuove, come l’ortica e la ginestra, per la produzione di fibre tessili. Materiali che il made in Italy potrebbe impiegare per produrre indumenti idonei ad affrontare i climi tropicali che i cambiamenti climatici in corso ci stanno regalando, con benefici anche in termini di allergie cutanee.

E l’ulteriore vantaggio di limitare l’importazione dall’estero, con un risparmio delle emissioni di gas serra dovute ai trasporti. Si pensi che l’importazione dalla Cina all’Italia di una tonnellata di fibre comporta emissioni otto volte superiori rispetto a un carico proveniente da una distanza di soli 250 chilometri. “Utilizzare risorse più vicine a casa nostra e recuperare le tradizioni locali è una scelta che fa bene al Pianeta”, sostiene il direttore dell’Ibimet, impegnato a tutto campo nel progetto.

Il trasferimento di tecnologia avanzata coinvolge tutte le fasi produttive, sia da un punto di vista tecnico ed economico che di sostenibilità socio-territoriale. Parallelamente sono condotte indagini di mercato e studi di comunicazione che evidenziano l’importanza della tracciabilità del prodotto e il valore delle fibre naturali per le loro caratteristiche tecniche e la loro sostenibilità ambientale. (c.q.)

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