Emergenza Xylella, la risposta dell’Europa

Il caso è scoppiato alla fine del 2013, ma probabilmente che qualcosa avesse cominciato a minare la salute degli ulivi secolari del Salento già qualche anno prima, forse già intorno al 2008, gli agricoltori pugliesi se ne erano già accorti. Bruscatura delle foglie, imbrunimenti dei rami e del fusto e disseccamenti più o meno estesi della chioma. Un fenomeno noto come Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO), che è andato espandendosi a macchia di leopardo in tutta la provincia di Lecce per poi manifestarsi anche in quella di Brindisi, nella zona di Oria. Una malattia della piante a cui risulta fortemente associata la presenza di un patogeno: il batterio Xylella fastidiosa, contro cui la Comunità europea ha appena adottato misure di contenimento, riconoscendo la zona di Lecce come zona di insediamento del microrganismo. Cosa significa? Ne abbiamo parlato con Donato Boscia dell‘Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr, facendo chiarezza su quello che sappiamo a oggi sul batterio che starebbe distruggendo gli ulivi del Salento, minacciando l’economia, il patrimonio e il paesaggio di un’intera regione.

Perché si parla di Xylella come il killer degli ulivi
Quando si dice che il batterio starebbe distruggendo gli ulivi pugliesi il condizionale è più opportuno sì, ma le evidenze che sia proprio Xylella il patogeno associato al disseccamento degli ulivi sono forti, spiega Boscia: “Partiamo da un dato che da solo dice molto: le evidenze sul campo. Le analisi finora effettuate su circa 25mila piante di ulivo, su esemplari affetti e non affetti dal fenomeno del disseccamento, hanno mostrato che Xylella si trova nelle zone in cui c’è il disseccamento. Il migliaio circa di piante risultate positive alle analisi provengono tutte infatti da zone con disseccamento. Non si ritrova invece dove il disseccamento degli ulivi non c’è”.

D’altra parte, continua il ricercatore, va detto che il disseccamento di per sé un sintomo aspecifico a cui sono associati altri organismi, come lepidotteri (Zeuzera pyrina) e parassiti fungini (Phaeoacremonium e Phaeomoniella). “Abbiamo avviato e sono in corso ancora prove di patogenicità su Xylella”, continua Boscia:“non sappiamo fino a che punto il batterio causi il disseccamento, ma quello che è verosimile è che il microrganismo rompa un equilibrio e che la sua coesistenza con altri parassiti, come quelli fungini, peggiori la situazione”.

Come e dove agisce Xylella
Il batterio si chiama così perché colonizza lo xilema delle piante (sappiamo per certo che, oltre agli ulivi sono suscettibili dell’infezione anche mandorli, ciliegi, mirto e acacia, solo per citarne alcune).

Lo xilema è l’insieme dei vasi adibiti al trasporto di acqua e soluti dalle radici alle foglie, e la presenza del batterio ne causa un’ostruzione, simile a quella prodotta dalla presenza del colesterolo nelle arterie, spiega il ricercatore: “Colonizzando lo xilema, Xylella ne provoca il progressivo restringimento, li ottura, dando origine a un danno sostanzialmente meccanico della pianta per intasamento, che ne causa il disseccamento parziale o totale, anche se non sappiamo ancora quanto tempo intercorre tra l’infezione della pianta e la comparsa del fenomeno”.

Il danno, a livello produttivo, è sulla quantità di olio che la pianta potrebbe produrre (fin quando rimane vitale) non sulla sua qualità, tiene a precisare Boscia. A livello europeo quello di Xylella in Salento è il primo esempio di insediamento sul territorio, ma il batterio è già noto da tempo per causare danni alle specie vegetali, con lo stesso organismo che può manifestarsi in modalità diverse, come la malattia di Pierce sulle viti della California o la variegatura degli agrumi in Brasile.

Un batterio che arriva da lontano
La sottospecie di Xylella fastidiosa riscontrata negli ulivi del Salento è la pauca, la stessa che in Sudamerica causa la variegatura degli agrumi, ma di un ceppo ancora diverso. “In contemporanea alla caratterizzazione del batterio riscontrato negli ulivi del Salento, identificato come la sottospecie pauca, ceppo ST53, in Costa Rica ne è stato identificato uno gemello, identico, rinvenuto però sugli oleandri, un’altra specie colpita da Xylella”, spiega Boscia: “Questo ci dice molto sia sulle evidenze del coinvolgimento del batterio nel disseccamento degli ulivi sia sul possibile percorso di ingresso del batterio: la Costa Rica è un grande produttore di piante ornamentali e se da una parte la regolamentazione europea ha vietato l’importazione di piante come gli agrumi e la vite appunto perché potenziali portatori del batterio, dall’altra parte ha lasciato aperte le porte ad altre centinaia di specie potenzialmente suscettibili all’infezione da parte di Xyella, attraverso cui potrebbe il batterio potrebbe essere giunto fino a noi”.

Anche la zona di Gallipoli, continua il ricercatore, è un importante comprensorio floristico-ornamentale, e alcuni cofattori – come condizioni ambientali simili a quelle della California e la presenza di un efficace vettore (come la sputacchina Philaenus spumarius), potrebbero aver favorito l’insediamento del batterio. “A comprova di questo, da quando è emersa l’emergenza degli ulivi, le analisi condotte dagli stati membri dall’autunno scorso hanno identificato la presenza di Xylella su una ventina di piante di caffè provenienti dalla Costa Rica e dall’Honduras. Un forte indizio sulla possibile origine del batterio”.

La decisione dell’Europa contro Xylella
Alla fine di aprile gli Stati membri dell’Unione europea riuniti nel comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Paff) hanno approvato nuove misure per il contenimento del patogeno da quarantena, che diventeranno effettive nel giro di un mese.

“La novità più importante delle misure di contenimento dell’Europa è la presa d’atto della ineradicabilità del patogeno dalla zona di insediamento, la provincia di Lecce”, spiega Boscio:“non ha senso eradicare il patogeno ormai ma contenerlo”. Fuori della provincia di Lecce l’Ue tiene fermo il principio dell’eradicazione delle piante malate, tra le proteste dei pugliesi: di quelle “infestate e di tutte le piante ospiti nel raggio di 100 metri, indipendentemente dal loro stato di salute” si legge nel comunicato.

Per la zona di insediamento invece, continua la Commissione europea: “le misure prevedono inoltre la possibilità per l’Italia di applicare misure di contenimento in tutta la provincia di Lecce, in cui l’eradicazione non è più possibile. In tal caso resta l’obbligo di eliminare sistematicamente tutte le piante infette e di testare tutte le piante circostanti (entro 100 metri) in una zona di 20 chilometri contigua alle province di Brindisi e Taranto”. Il previsto abbattimento anche delle piante al confine della fascia di Lecce è una misura di contenimento per prevenire l’ulteriore contagio, spiega Boscia, ma non l’unica.

Il blocco del movimento di piante
“Un’altra delle misure fortemente impattanti presa dall’Europa è il blocco del movimento delle specie vegetali suscettibili di essere infettate da Xylella”, spiega il ricercatore. Di fatto l’Europa, oltre ad applicare severe restrizioni alle importazioni di piante da paesi terzi, restringe anche il movimento di piante  provenienti dalle zone infette, un duro colpo per i vivai che operano nelle zone, che si aggiunge a quello degli agricoltori interessati dall’emergenza.

Una misura che ricalca in parte la decisione già presa dalla Francia agli inizi di aprile, con il boicottaggio dei prodotti pugliesi, e in alcuni casi anche immotivato, aggiunge Boscia: “L’Europa infatti ha bloccato il movimento di piante estendendo l’elenco di quelle a rischio anche a casi per i quali sappiamo che le specie non sono suscettibili al ceppo del batterio qui presente, come la nostra vite. In questo caso una delle possibili vie percorribili contro misure eccessivamente restrittive potrebbe essere quella di aumentare le evidenze scientifiche circa la non suscettibilità di alcune specie incluse”.

Il contenimento sul campo
Se a un batterio si impedisce di viaggiare se ne impedisce anche l’attacco. Così, tra le altre misure di contenimento alla lotta di Xylella ci sono quelle che prendono di mira gli insetti vettori del patogeno, in particolare la sputacchina.

“È stata appena conclusa la prima fase della lotta agli insetti vettori, attraverso l’obbligo di lavorazione meccanica del terreno”, spiega Boscia: “gli insetti vettori infatti in questo periodo dell’anno si trovano in una fase del loro ciclo vitale in cui sono presenti in forma non mobile nel terreno: con la lavorazione si cerca di sopprimerli e in questi giorni c’è appunto una valutazione dell’efficacia dell’aratura”. Da maggio e fino al tardo autunno gli insetti vettori invece volano, e in questo caso le misure di contenimento prevedono una serie di interventi insetticidi negli ulivi e negli uliveti interessati, come stabilito anche dal commissario straordinario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti.

Via: Wired.it

Credits immagine: Anna Lisa Bonfranceschi

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