Estrogeni per moltiplicare le staminali

Stimolare la produzione di cellule staminali dal midollo osseo attraverso la somministrazione di estrogeni, gli ormoni femminili. È quanto realizzato, da una équipe di ricercatori dell’Università internazionale di Bilkent, di Ankara, in Turchia coordinata biologo molecolare Kamil Can Akçali. I risultati della sperimentazione, condotta in vitro su cellule murine, sono stati illustrati a Galileo durante una visita all’Università nell’ambito del Relate Project e saranno pubblicati sul Stem Cell Reviews and Reports.

Le cellule staminali mesenchimali(Msc), multipotenti e di origine non embrionale, sono concentrate principalmente nel midollo osseo e presiedono al rinnovamento fisiologico di tessuti come quello adiposo, osseo, cartilagineo, muscolare e cardiaco. Una volta prelevate, potrebbero differenziarsi in varie tipologie di tessuti così da riparare i danni subiti da organi ben diversi tra loro. Sebbene rappresentino un’alternativa promettente all’utilizzo delle staminali embrionali, hanno un difetto: sono poche.

Per questo i ricercatori turchi hanno pensato di estrarle e successivamente moltiplicarle in laboratorio. Il team di Akçali ha condotto esperimenti in vitro su cellule provenienti sia da topi dotati di ovaie sia da altri a cui queste erano state rimosse in precedenza. Secondo quanto mostrato dai risultati, la somministrazione di estrogeni accelererebbe i processi di moltiplicazione delle cellule, con un aumento della crescita che va dal 50 all’80% a seconda degli individui: più bassa in quelli privati delle ovaie. L’obiettivo, ora, è quello di sviluppare un protocollo utile a moltiplicare le Msc da impiegare in esperimenti che simulino la rigenerazione cellulare.

Un obiettivo ambizioso, ma alla portata di questa Università che è tra le prime duecento al mondo, e del suo imponente centro di sperimentazione: il dipartimento di genetica dove è stato realizzato questo studio (dove lavorano studiosi di 11 diverse facoltà, una quarantina fra studenti e dottorandi) per esempio, dispone per le sue ricerche di una struttura attrezzata, con 750 mq. di laboratori. A questi si aggiungono un’area destinata alla coltura dei tessuti e un’altra destinata all’allevamento delle cavie e dei topi.

L’ateneo – esempio dello stato della ricerca in Turchia, (seconda per rapidità di incremento degli investimenti in tecnologia e sviluppo solamente alla Cina) – ha tra i suoi punti di forza la presenza di diversi gruppi di ricercatori di provenienza internazionale, con una larga rappresentanza femminile, in grado di portare avanti studi che spaziano dall’epigenetica alla messa a punto di nuove molecole anticancerogene, fino alle malattie autoimmuni e all’influenza della genetica sullo sviluppo di vari tipi di cancro.

 

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