ExoMars, silenzio da Schiaparelli

Schiaparelli
(Credits: ESA/ATG medialab; simulated views based on NASA MRO/CTX images (credit: NASA/JPL/MRO); landing ellipse background image: THEMIS daytime infrared map from Mars Odyssey; simulation: ESA)
Schiaparelli
(Credits: ESA/ATG medialab; simulated views based on NASA MRO/CTX images (credit: NASA/JPL/MRO); landing ellipse background image: THEMIS daytime infrared map from Mars Odyssey; simulation: ESA)

Un silenzio assordante dalla superficie di Marte. Schiaparelli, il lander della missione ExoMars, che due giorni fa si è staccato dal Trace Gas Orbiter (Tgo) e ieri si è tuffato nell’atmosfera del pianeta rosso, ha interrotto tutte le comunicazioni circa 50 secondi prima dell’impatto con il suolo, subito dopo l’apertura del paracadute.

Un evento inaspettato e certamente non positivo, anche se, come hanno sottolineato gli scienziati dell’Agenzia spaziale europea (Esa) nel corso della conferenza stampa all’European Space Operation Center (Esoc), è ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive.

Ricordiamo che il lander Schiaparelli non può comunicare direttamente con la Terra: le sue antenne gli consentono di inviare segnali solo alle sonde attualmente in orbita su Marte, in particolare Mars Express (messo in orbita dall’Esa nel 2003), Mars Reconnaissance Orbiter (lanciato dalla Nasa nel 2005) e, naturalmente, Tgo, la nave madre dello stesso Schiaparelli.

 “Cominciamo dalle buone notizie”, ha spiegato Johann-Dietrich Woerner, direttore generale Esa – un incipit che non lascia presagire nulla di buono per il destino di Schiaparelli. “L’inserimento in orbita del Trace Gas Orbiter è avvenuto in modo assolutamente perfetto, secondo i piani della missione. Attualmente siamo in pieno controllo dell’orbiter, che è pronto a cominciare gli esperimenti scientifici in programma. Siamo estremamente entusiasti di essere riusciti per la seconda volta a portare con successo una sonda in orbita attorno a Marte.

Le misurazioni di Tgo saranno fondamentali in vista della seconda parte della missione, ExoMars 2020. L’atterraggio del lander Schiaparelli, come sapevamo, è una manovra estremamente complessa, che rappresenta per noi un test molto importante. Schiaparelli doveva staccarsi dall’orbiter, entrare nell’atmosfera in caduta libera, aprire i paracadute e decelerare prima di toccare il suolo”.

La parola è poi passata a Andrea Accomazzo, responsabile delle operazioni di volo dell’Esa (lo ricordiamo per il successo di Rosetta): “Per quello che sappiamo in questo momento, il lander Schiaparelli è entrato nella parte superiore dell’atmosfera di Marte esattamente come ci aspettavamo e ha aperto il paracadute al momento giusto. Questo significa che, nella prima fase, tutto ha funzionato alla perfezione, compreso lo scudo termico che ha protetto a dovere la capsula. I dati raccolti ci dicono, però, che subito dopo il rilascio del paracadute qualcosa non ha funzionato come ci aspettavamo. In particolare, le comunicazioni si sono interrotte circa un minuto prima dell’impatto con il suolo marziano. Non sappiamo cosa significhi”.

Sempre stando all’analisi preliminare, ha spiegato ancora Accomazzo, la strumentazione e la sensoristica a bordo del lander si sono attivate con successo, inviando circa 600 megabyte di dati relativi a telemetria e altri parametri di volo (almeno fino al blackout): “Analizzare questi dati richiederà tempo, ma è l’unica strada che abbiamo per capire se qualcosa non è andata come previsto e per ricostruire la dinamica degli ultimi minuti di volo del lander, prima dell’impatto”.

Una possibilità, ha ammesso Accomazzo, potrebbe essere che la velocità di discesa sia stata superiore al previsto, anche se non ci sono ancora evidenze che supportano tale ipotesi. Ci vorranno giorni, se non settimane, per analizzare tutti i dati e ricostruire cosa sia successo in quegli ultimi 50 secondi. E capire se c’è qualche speranza che Schiaparelli sia ancora intero.

Via: Wired.it

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