Migliaia di farfalle monarca (Danaus plexippus), ogni autunno, intraprendono un lungo viaggio migrando dal Nord America al Messico, ed oltre. Hanno infatti raggiunto anche il Sud America, l’Europa Occidentale e le Hawaii mostrando di essere dei grandi volatori. Ma cosa c’è alla base di tutto questo? Un gruppo di ricercatori della University of Chicago ha cercato la risposta analizzando il Dna di questi insetti, scoprendo che le straordinarie capacità migratorie delle farfalle monarca dipendono soprattutto da un gene. Il loro studio, pubblicato su Nature, fornisce anche nuovi indizi sulle basi genetiche della colorazione delle loro ali e sull’origine degli insetti.
Per scoprire i segreti delle farfalle monarca, i ricercatori hanno sequenziato il genoma di 101 diversi esemplari provenienti da tutto il mondo, comprendenti popolazioni a carattere migratorio ed altre tropicali, tipicamente più stanziali. L’analisi ha mostrato, la loro discendenza da un antenato migratorio comune e l’origine, per entrambe le tipologie, relativa al Nord America.
Le analisi del Dna hanno inoltre indicato che la capacità migratoria delle farfalle sarebbe correlata alla presenza di un gene coinvolto nella formazione del collagene, una proteina che migliora il funzionamento dei muscoli nelle ali. Secondo i ricercatori la presenza di una caratteristica mutazione in questo gene, riscontrata nelle farfalle migratorie, avrebbe in qualche modo favorito l’adattamento al volo. O meglio: le grandi distanze da percorrere avrebbero selezionato quei genotipi (fenotipi) che conferivano alle farfalle maggiore efficienza negli spostamenti.
I ricercatori, infine, sequenziando il Dna di farfalle monarca bianche stanziate alle Hawaii, hanno mostrato che la colorazione delle ali sarebbe regolata, anch’essa, da un singolo gene, finora mai correlato alla pigmentazione degli insetti: quello della proteina miosina. Si tratta però di un gene molto simile a quello della miosina 5a, una sostanza che in alcuni animali trasporta la melanina, un pigmento che colora, per esempio, il pelo dei mammiferi. Resta ancora però sconosciuto il meccanismo con cui la miosina controlli la pigmentazione delle ali di questi insetti.
Riferimenti: Nature doi: 10.1038/nature13812
Credits immagine: Jaap de Roode
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