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Fido? Addomesticato in Europa dai nomadi

Selvaggio e pericoloso nel passato, giocoso e amichevole oggi, il cane è stato addomesticato in Europa, in un periodo compreso tra 19 a 32 mila anni fa, ad opera dell’essere umano, ben prima dello sviluppo dell’agricoltura. È quanto emerge da uno studio dell’Università di Turku in Finlandia, pubblicato su Science, che fornisce nuovi importanti dati sulla storia dell’evoluzione dell’animale.

In generale, è risaputo che il cane è il frutto di un lungo percorso evolutivo che parte da famiglie di mammiferi, i canidi, e in particolare dal lupo grigio (canis lupus) (Vedi Galileo: Cani, come sono diventati i migliori amici dell’uomo). I più antichi resti del quattrozampe sono stati trovati in Europa occidentale e in Siberia in una fascia temporale che va dai 15 ai 36 mila anni fa, anche se la classificazione di questi esemplari rimane controversa; mentre i primi fossili del Medio Oriente e in Asia orientale risalgono a non più di 13 mila anni fa.

Con lo scopo di indagare meglio le origini di Fido, Olaf Thalmann dell’Università di Turku e colleghi hanno studiato il Dna dei mitocondri dei cani, paragonando il materiale genetico di numerose razze moderne con quello dei fossili di razze primitive. I ricercatori hanno preso in considerazione i più antichi fossili mai analizzati e venti moderni tipi di cani provenienti da Europa, Asia e America. In particolare gli scienziati hanno esaminato i resti appartenenti a 18 differenti famiglie di canidi preistorici, la cui datazione va dai 19 ai 32 mila anni fa, mentre per gli animali moderni invece sono stati analizzati 49 lupi, 77 cani di diverse razze, tra cui il basenji (che letteralmente significa indigeno) originario dell’Africa e il dingo originario dell’Australia, altri tre tipi originari della Cina e quattro coyote, per un totale di 148 genomi mitocondriali.

Dal confronto genetico, i ricercatori hanno scoperto che le diversità presenti nelle sequenze genetiche dei cani di oggi combaciano strettamente con quelle degli animali (lupi inclusi) europei antichi e odierni, mentre non c’è la stessa corrispondenza con il Dna degli animali esterni all’Europa.

Questo risultato suggerisce che la domesticazione di questo animale abbia avuto origini spaziali riconducibili al Vecchio continente e che sia stata avviata in un periodo vicino all’ultima glaciazione ad opera di gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi. E’ probabile infatti che i primi cani siano stati attratti dalle carcasse di alcuni animali, lasciati per terra dagli antichi cacciatori, e che abbiano aiutato questi ultimi nella cattura della preda o fornito difesa nella competizione tra i predatori, entrando in questo modo in contatto con l’essere umano. Un’ipotesi questa che contraddice le precedenti, secondo cui solo in epoca successiva la presenza di società agricole, e dunque stanziali, avrebbe richiamato i lupi intorno ai villaggi, attratti dagli abbondanti resti dei cibi, comportando poi la loro domesticazione.

Riferimenti: Science doi:10.1126/science.1243650

Credits immagine: AuB

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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