Funziona davvero il reggiseno per diagnosticare il cancro?

Si chiama Julian Rios Cantu, è un diciottenne messicano e, cinque anni fa, a sua madre fu diagnosticato un tumore al seno. Benigno, disse il medico. Ma non era così: sei mesi dopo la prima diagnosi, una mammografia svelò che in realtà si trattava di cancro. E la donna, per salvarsi la vita, si dovette sottoporre a una doppia mastectomia. Da allora, Julian si è imposto una missione: inventare uno strumento in grado di diagnosticare il prima possibile il cancro al seno. E, a suo dire, ci è riuscito: come racconta la Bbc, il ragazzo ha fondato un’azienda, Higia Technologies, e messo a punto Eva, un reggiseno che contiene dei sensori che monitorano continuativamente la temperatura del seno e inviano i dati a un’app. Che, a sua volta, avvisa l’utente in caso di rilevamento di valori anomali. Ma attenzione. Per quanto l’idea di rilevare il cancro con un reggiseno possa suonare intrigante – è fruttata a Cantu il primo premio ai Global Student Entrepreneur Awards –, bisogna precisare che il dispositivo è ancora un prototipo e, cosa ancora più importante, che non è stato validato da alcun trial clinico.

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