I gusti alimentari? Scritti nei geni

Geni
(Immagine: Pixabay)
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Vi siete mai chiesti come mai non possiamo fare a meno di mangiare alcuni tipi di cibo, anche se sappiamo che non sono proprio ideali per la nostra salute? Secondo uno studio, presentato alla conferenza annuale dell’American Society for Nutrition, questo potrebbe essere causato dalla presenza di alcune varianti genetiche, ossia piccole differenze nei geni di diversi individui, che influenzano il modo in cui il nostro cervello si comporta riguardo a determinati cibi.

“Molte persone trovano difficile modificare le loro abitudini alimentari, anche quando sanno che è nel loro interesse,” ha spiegato Silvia Berciano, che ha preso parte alla ricerca. “Questo perché le nostre preferenze alimentari e la nostra capacità di seguire un determinato piano influenzano quello che mangiamo. Il nostro è il primo studio che si occupa di studiare il collegamento tra geni e preferenze e consumo di cibo in un gruppo di persone sane.”

Nonostante infatti già in passato siano stati osservati collegamenti tra alcuni geni e i comportamenti di persone affette da patologie quali anoressia e bulimia, ancora poco si sa su come queste varianti possono influenzare persone che non soffrono di disturbi alimentari.

Durante la ricerca, gli scienziati hanno analizzato il genoma di 818 partecipanti, uomini e donne di origine europea, e hanno raccolto informazioni sulle loro abitudini alimentari tramite un questionario. Dai risultati, è emerso un collegamento tra i geni presi in considerazione e le scelte che i partecipanti facevano dal punto di vista alimentare: ad esempio, un significativo consumo di cioccolata e un girovita più ampio potevano essere associati ad alcune forme del gene recettore per l’ossitocina, mentre altri geni erano invece collegati al consumo di verdure, fibre, sale e grassi.

“I risultati ottenuti dal nostro studio spianano la strada per una migliore comprensione dei comportamenti alimentari e facilitano lo sviluppo di diete personalizzate più adatte agli individui, e quindi più facili da seguire”, ha concluso Berciano, aggiungendo che i dati raccolti possono anche essere utilizzati per preparare piani alimentari in grado di diminuire il rischio di sviluppare malattie quali diabete, disturbi cardiovascolari e tumori.

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