Hiv, arriva il test sull’usb

(Credits: Imperial College London / Dna Electronics)

Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti enormi passi avanti nella prevenzione e controllo della trasmissione del virus dell’immunodeficienza umana (Hiv), individuare le sue tracce nel sangue di una persona infetta è ancora una procedura poco rapida e piuttosto laboriosa.

Ora però, un team di ricercatori dell’Imperial College a Londra è riuscito a mettere a punto un test innovativo in grado di rilevare il virus dell’Hiv in maniera molto più efficace: basta una goccia di sangue, infatti, e un chip montato su di una chiavetta usb è in grado di individuare in pochi minuti eventuali tracce del virus. Una volta connessa a un dispositivo elettronico qualsiasi poi, e disponendo di una connessione a internet, la chiavetta può trasmettere i risultati in maniera istantanea (ad esempio al medico curante di riferimento).

Ma la parte veramente rivoluzionaria del dispositivo, il cui funzionamento è descritto dettagliatamente sulle pagine di Scientific Reports, sembra essere quella di permettere un monitoraggio costante dei livelli del virus nel sangue dei pazienti infetti e quindi di poter rispondere con un trattamento adeguato di volta in volta.

Gli attuali sistemi, invece, di solito impiegano almeno un paio di giorni per rilevare la quantità del virus in un campione di sangue e il tutto deve essere fatto in un laboratorio specializzato. C’è anche da considerare che in molte paesi, soprattutto quelli in cui si conta il maggior numero di infezioni da Hiv, non esiste neanche questa possibilità perché mancano le strutture sanitarie adeguate.

“Il trattamento per l’Hiv è migliorato moltissimo negli ultimi 20 anni, fino al punto da poter affermare che numerose persone a cui è stata diagnosticata l’infezione oggi hanno una speranza di vita nella norma” racconta Graham Cooke, autore dello studio e ricercatore al Dipartimento di medicina dell’Imperial College. “Monitorare la carica virale è però cruciale per il successo di un trattamento e gli attuali sistemi per farlo richiedono apparecchiature complesse, costose e che richiedono giorni per avere dei risultati. Noi siamo riusciti a risolvere la maggior parte di questi problemi compattando in un piccolo chip usb quello che di solito facevano strumenti con le dimensioni di una fotocopiatrice da ufficio”.

(Credits: Imperial College London / Dna Electronics)

Secondo Cooke, inoltre, nonostante la tecnologia sia ancora ai primi stadi, a breve potrebbe permettere ai pazienti di monitorare regolarmente i livelli del virus allo stesso modo in cui i diabetici controllano la quantità di zuccheri nel proprio sangue. Le terapie antiretrovirali, infatti, possono ridurre i livelli del virus Hiv fino a farlo scomparire quasi del tutto, ma possono anche smettere di funzionare all’improvviso, a volte a causa dello sviluppo di una forma di resistenza ai farmaci utilizzati. E il primo segnale di allarme da individuare è proprio l’aumento dei livelli del virus nel circolo sanguigno.

Per i medici il nuovo test potrebbe essere anche un modo per tenere sotto controllo l’aderenza alla terapia dei propri pazienti, soprattutto nei casi in cui decidano di smettere di assumere i farmaci prescritti. Anche perché l’interruzione di questo tipo di trattamenti alimenta la farmaco resistenza all’Hiv, un problema che, come visto anche per gli antibiotici, sta diventano un pericolo globale emergente.

Il chip che viene usato per il test su chiavetta è lo stesso che fa funzionare anche molti smartphone, ma è programmato per rilevare tracce dell’Hiv da una sola goccia di sangue. In particolare, la tecnologia testata su 991 campioni ha mostrato un’accuratezza del 95% e un tempo medio di 20,8 minuti per dare una risposta. I ricercatori stanno ora valutando se lo strumento potrebbe essere usato anche per rilevare altri virus, per esempio come quelli che sono causa dell’epatite virale. Inoltre, la Dna Eletronics, l’azienda che ha contribuito allo sviluppo del dispositivo, sta sfruttando lo stesso tipo di tecnologia per sviluppare uno strumento in grado di diagnosticare la sepsi batterica e fungina, e la resistenza agli antibiotici di alcuni organismi.

Via: Wired.it

Mattia Maccarone

Una vocazione scientifica e una specializzazione in Neurobiologia. Fa ricerca nei laboratori del CNR con gli allievi di Rita Levi Montalcini e poi approda al Master SGP della Sapienza e alla redazione di Galileo. Collabora con Le Scienze e Mente&Cervello.

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