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Scoperto il più antico esemplare di Homo

Abbiamo, evolutivamente parlando, parenti vecchi di almeno 2,8 milioni di anni di cui ci è rimasto poco, ma abbastanza per farci un’idea di che aspetto avessero. La rivista Science annuncia infatti oggi che la più antica testimonianza, nota finora, di un rappresentante del genere Homo (il nostro) risale a un periodo compreso tra 2,8 e 2,75 milioni di anni fa. Si tratta di solo una mandibola con alcuni denti attaccati, ma è un reperto immensamente prezioso, come sottolinea Brian A. Villmoare della University of Nevada, tra i ricercatori che hanno condotto le analisi: “Nonostante una grande ricerca, fossili del genere Homo di età superiore a due milioni di anni fa sono alquanto rari. Ma avere un’idea della primissima fase di evoluzione del nostro genere è davvero eccitante”.

Finora, raccontano i ricercatori, la più antica testimonianza del genere Homo risaliva a circa 2,3 milioni di anni fa ma il ritrovamento LD 350-1 (nome in codice del fossile rinvenuto nell’area di ricerca Ledi-Geraru, in Etiopia) mostra che possiamo andare ben oltre ad immaginare i nostri lontani parenti. La porzione sinistra della mandibola con i cinque denti attaccati mostra alcune caratteristiche sia tipiche degli australopitechi (per intenderci Lucy, di poco più anziana del fossile LD 350-1) che del genere Homo, ma i denti in particolare indicano che si trattava di un ominide più simile alle prime specie del lineage Homo. In particolare LD350-1 avrebbe un mento spiovente più simile a quello degli australopitechi, mentre i molari sottili, i premolari simmetrici e una mandibola propozionata sarebbero più caratteristici delle prime specie del nostro genere, come Homo habilis. E lo suggerisce anche lo studio pubblicato in contemporanea su Nature relativo alle analisi approfondite di una esemplare di Homo habilis, che sembra alquanto simile al fossile di Villmoare e colleghi e che mostra caratteristiche molto più primitive per questa specie di quanto ritenuto finora, tanto che questo lineage potrebbe essere sorto già 2,3 milioni di anni fa.

Dei nostri antichi parenti sappiamo anche di più però, grazie ad un altro studio che su Science accompagna la presentazione del più antico esemplare noto di HomoErin N. DiMaggio della Pennsylvania State University e colleghi hanno analizzato le caratteristiche geologiche del sito in cui è stato rinvenuto LD 350-1, scorprendo, racconta New Scientist, che questo antico Homo visse in un periodo interessato da notevoli cambiamenti climatici, quando foreste e corsi d’acqua cominciarono a lasciar spazio alla savana.

Credits immagine: Brian Villmoare
Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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