A Porto Marghera non si placano le polemiche. Dopo la tensione creata dal sequestro dello scarico industriale SM15, il decreto Ronchi-Costa, pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale, scatena l’ira degli ambientalisti. Secondo Greenpeace, il provvedimento non favorirebbe la riconversione del polo petrolchimico. Pur proponendo l’adozione delle più avanzate tecnologie depurative, afferma l’organizzazione ambientalista, non indirizza minimamente il tipo di attività produttiva. “Il decreto – afferma Fabrizio Fabbri dell’associazione ambientalista – parte da presupposti del tutto errati; la conseguenza è che i livelli massimi delle sostanze nocive sono troppo elevati e l’inquinamento potrà solo aumentare”. Pesticidi, metalli, solventi e altre sostanze continueranno così a riversarsi e a distruggere l’ambiente lagunare. Secondo Greenpeace, il complesso industriale di Porto Marghera non attenterebbe soltanto alla salute della laguna ma anche a quella delle persone, con la produzione di Pvc, un tipo di plastica utilizzata per contenitori alimentari e per giocattoli. E’ da tempo che Greenpeace conduce una campagna contro la produzione di questo materiale, di cui studi europei hanno dimostrato la tossicità. Questa mattina un gruppo di attivisti ha manifestato davanti alla sede dell’Evc, la principale produttrice europea di Pvc. Gli ecologisti hanno simbolicamente consegnato un assegno gigante di 60 miliardi di lire: la cifra che la società chiede come risarcimento a Greenpeace per concorrenza sleale, incitamento al boicottaggio e diffamazione.(f.u.)
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