E’ stato confiscato dalla Cassazione l’ecomostro di Punta Perotti, il complesso edilizio che sorge sul lungomare di Bari e che per anni è stato al centro di vivaci polemiche e processi giudiziari. La vicenda del palazzo di tredici piani e cinquecentomila metri cubi di cemento frutto della speculazione edilizia si è finalmente conclusa. Una sentenza della terza sessione penale della Corte di Cassazione ha stabilito la confisca dei suoli e degli immobili e la loro acquisizione da parte del Comune di Bari. Gioiscono gli ambientalisti per la conclusione di una vicenda caratterizzata fino all’ultimo momento dall’incertezza. Lo scorso giugno infatti il verdetto del secondo grado di giudizio era stato assolutorio. Ieri mattina, mentre i tre giudici di Cassazione erano riuniti a discutere il caso, i verdi hanno organizzato un sit-in in piazza Cavour. Adesso la decisione sul destino di Punta Perotti spetterà alle autorità comunali delegate dalle leggi nazionali e regionali a decidere in materia di trasformazione del territorio. “Speriamo che revochino le concessioni edilizie delle lottizzazioni che riguardano Punta Perotti. E avviino gli studi per un piano particolareggiato della costa che disegni un futuro non di cemento e di asfalto ma di vera riqualificazione e di recupero urbano” – ha dichiarato Grazia Francescato, leader dei Verdi. E mentre i Matarrese, costruttori del palazzo, parlano di strumentalizzazione, i verdi ritengono che l’abbattimento dell’ecomostro “sarebbe un atto riparatore verso la città e i cittadini”. (p.c.)