Insidie quotidiane

Cosa hanno in comune gomme da masticare, benzine verdi e pesticidi? Contengono sostanze chimiche cancerogene. E sono alla portata di tutti. È quanto ha concluso la Fondazione europea di oncologia e scienze ambientali Ramazzini di Bologna al termine di un’indagine su diversi composti presentata al pubblico il 29 e 30 aprile scorsi a New York in occasione di un convegno organizzato con il National Institute of Environmental Health Sciences (Niehs). Le cinque relazioni presentate negli Usa, che saranno pubblicate sull’European Journal of Oncology, hanno evidenziato come alcune sostanze di largo uso, tra cui la formaldeide, l’acetaldeide e diverse altre che si aggiungono alle benzine verdi, come l’alcol etilico, quello metilico, o l’Mtbe, siano agenti cancerogeni multipotenti, in grado cioè di produrre vari tipi di tumore in diversi organi e tessuti. E hanno anche dimostrato la pericolosità dell’acetato di vinile (la sostanza con cui viene prodotta la resina di base dei chewing-gum) e quella del Mancozeb, un funghicida largamente utilizzato nel nostro Paese. In realtà, la pericolosità delle sostanze analizzate dai ricercatori bolognesi è nota da diverso tempo. Nessuno però ha quantificato in maniera definitiva il rischio che l’utilizzo di queste sostanze comporta per la salute umana. Galileo ne ha parlato con Morando Soffritti, direttore scientifico della Fondazione Ramazzini.

Professor Soffritti, che analisi avete effettuato nei vostri laboratori?

“Tutti i test standard che si utilizzano per saggiare la tossicità delle sostanze. Dopo i saggi in vitro si passa a quelli in vivo. In questa fase vengono osservati gli effetti che i composti sospetti hanno sulle cavie da laboratorio, poi i dati vengono trasferiti dall’animale all’essere umano facendo gli opportuni adattamenti. In particolare, per l’acetato di vinile sono stati trattati circa 1500 individui, appartenenti a due ceppi di ratti e a uno di topo. E abbiamo visto che questa sostanza è in grado di provocare tumori nel cavo orale, nell’esofago e nello stomaco di questi animali”.

E per quanto riguarda le benzine verdi?

“Alcune sostanze, che vengono comunemente aggiunte ai carburanti ecologici, hanno dimostrato di essere degli agenti cancerogeni multipotenti. Per esempio l’Mtbe, un composto ossigenato che viene utilizzato nelle benzine verdi come sostitutivo del piombo e che ha una funzione antidetonante. Negli Stati uniti è già stato introdotto nella lista delle sostanze pericolose, in quanto è un potenziale cancerogeno umano. Abbiamo testato anche altri additivi presenti nelle benzine verdi, come l’alcool etilico, l’Etbe, il Tame e il Dipe. Sostanze che si sono rivelate pericolose o quantomeno ‘borderline’ cioè capaci di provocare delle alterazioni nelle cavie da laboratorio, anche se non particolarmente significative”.

Tra le sostanze di cui avete analizzato la pericolosità c’è anche un pesticida largamente impiegato in agricoltura…

“Sì, è il Macozeb. un funghicida commercializzato da almeno trent’anni e che attualmente si trova nei prodotti di diverse ditte. Nessuno ha mai pubblicato studi sugli effetti a lungo termine per la salute umana dell’esposizione a questa sostanza. Tutto questo può accadere perché la legge che dovrebbe regolamentare il rilascio in ambiente delle sostanze chimiche è successiva all’immissione sul mercato di diversi composti. Motivo per cui molti dei pesticidi utilizzati in agricoltura non sono soggetti alla normativa. Un dato piuttosto allarmante se si considera la tossicità di molte sostanze e la loro capacità di interagire con gli equilibri ormonali degli organismi viventi.

Che tipo di collaborazione vi ha portato fino a New York?

“Il motivo principale di questo incontro è stato quello di confrontare le metodologie di lavoro dei due gruppi, il nostro e quello del Niehs. L’istituto americano infatti gestisce il National toxicology programme, uno dei principali piani di monitoraggio delle sostanze cancerogene che esiste negli Stati Uniti. La fondazione Ramazzini ha analizzato 250 sostanze, il Niehs circa 450. L’idea è quella di unire gli sforzi per cercare di controllare il maggior numero di sostanze nel modo più adeguato”.

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