Salute

Insonnia, disturbo o riflesso ancestrale?

Non riuscire a dormire o svegliarsi al minimo rumore non è insolito per gli anziani. Ma se tutto ciò è sempre stato etichettato come comune insonnia senile, le cose potrebbero non essere così semplici da spiegare. Ma anche per l’insonnia stessa, in tutta la popolazione. Una ricerca della Duke University sul sonno della popolazione Hadza – un gruppo di cacciatori-raccoglitori della Tanzania settentrionale – rivela che il continuo stato di allerta durante la notte potrebbe essere piuttosto colpa dell’evoluzione, retaggio di un antico meccanismo di difesa.

Essenziale per la sopravvivenza – ma anche momento di estrema vulnerabilità – il sonno è da sempre oggetto di indagine. Secondo la cosiddetta “teoria della sentinella”, per esempio, tra gli animali che vivono in gruppo esistono dei meccanismi che assicurano che ci siano sempre alcuni membri del gruppo svegli, così da proteggere i più vulnerabili durante il riposo.

Per la prima volta i ricercatori hanno deciso di testare questa teoria anche sull’essere umano, studiando i modelli di sonno degli Hadza, una popolazione – definita come la migliore finestra aperta sulla nostra evoluzione – con uno stile di vita simile a quello dei nostri antenati. Divisi tra la caccia, di competenza degli uomini, e la raccolta di bacche e frutti, di cui sono responsabili le donne, al calare della notte gli Hadza sono soliti dormire in gruppi di 20 o 30 persone, all’aperto o in capanne fatte di erba e rami.

I ricercatori hanno esaminato un campione di 33 volontari – uomini e donne di età compresa tra i 20 e i 60 anni – a cui è stato chiesto di indossare per 20 giorni un dispositivo digitale simile a un orologio, che registrasse sonno e movimenti notturni. Dall’analisi di più di 220 ore di registrazione è emerso che in media, più di un terzo del gruppo era sempre sveglio o aveva un sonno leggero, con soli 18 minuti in cui tutti dormivano contemporaneamente. La maggior parte dei membri del gruppo, i più giovani, dormiva dalle 22 alle 7, alcuni dalle 23 alle 8, mentre gli anziani dalle 20 alle 6, in tutti i casi con risvegli frequenti. Una alternanza che ha garantito che ci fosse sempre qualcuno all’erta, giustificando così anche la scelta degli Hadza a non designare una sentinella fissa.

Da qui la teoria dei ricercatori: vivere e dormire in gruppi composti da persone con età e abitudini di riposo diverse può aver aiutato i nostri antenati a sopravvivere e quella che noi oggi chiamiamo insonnia, altro non sarebbe che un innato “effetto sentinella”.

Riferimento: Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences

Ilaria Campagna

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