La filosofia applicata alla biodiversità

Sahotra Sarkar
Biodiversity and Environmental Philosophy: An Introduction
Cambridge University Press, 2005
pp.258, euro 69,67

La difesa della biodiversità è un concetto che sta finalmente raggiungendo il grande pubblico, diventando un’esigenza sentita da molti. Tuttavia, un’etica della biodiversità è ancora in via di definizione, nonostante molti tentativi da parte di filosofi, eticisti e naturalisti. Sahotra Sarkar, biologo e filosofo della biologia della Texas University, ha quindi come proprio obiettivo una filosofia della biodiversità che possa essere normativa per gli scienziati che operano in questo campo. I risultati della sua riflessione, contenuti in questo denso volume, sono decisamente interessanti. Ciò che colpisce – rispetto a molta etica ambientale preesistente – è l’abbandono di un punto di vista biocentrico per tornare verso un “antropocentrismo temperato”. Ciò perché secondo Sarkar è necessario che sia la specie umana a rendersi conto del valore della biodiversità – anche per la propria sopravvivenza, come già altri autori avevano sottolineato (si veda per esempio Yvonne Baskin, “Il pasto gratis”, recensito su queste pagine: https://www.galileonet.it/archiviop/scaffale.asp?id=6591).E per far ciò l’umanità deve in qualche modo deve misurare il valore della biodiversità rispetto ai propri bisogni, non solo per un astratto valore della natura, espresso per esempio nella posizione che Sarkar chiama “il mito dell’età aurea”, la quale implica un valore negativo della civiltà umana e del suo progresso, visto come una continua degenerazione. L’antropocentrismo (termine può essere per una volta utilizzato in senso non del tutto negativo) si mostra anche nell’importanza che l’autore dà all’utilizzo delle tecnologie, e in particolare allo sviluppo che l’ecologia scientifica ha avuto in seguito all’introduzione degli apparecchi GIS (Geographic Information System (http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_informativo_geografico) che permettono una rappresentazione dettagliata dello spazio e una rapida manipolazione dei dati. Come nelle altre scienze, l’uso di modelli e simulazioni della realtà modifica il modo in cui questa viene percepita e concettualizzata. Di conseguenza, anche le scienze ecologiche “tagliano” in modo diverso la realtà con cui hanno a che fare. Il GIS in particolare modifica la percezione perché mette l’accento sulle relazioni spaziali tra le specie piuttosto che su altri aspetti (per esempio, le interazioni energetiche), e orientando di conseguenza i ricercatori.Destinato agli addetti ai lavori – filosofi (alcuni) e biologi – il libro di Sarkar è estremamente dettagliato e denso, con una lunga e aggiornata bibliografia, e pagine di formule e tabelle piene di cifre. Una lettura non semplice che però si rivela fruttuosa, anche per la ricostruzione storica di alcune importanti vicende delle scienze ecologiche. Sperando che il futuro della conservazione della biodiversità sia migliore del suo passato.

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