La geologia di Darwin

Guido Chiesura
Charles Darwin Geologo
Prefazione di Patrick Tort
Hevelius Edizioni, 2002
pp.207, euro 16,00

Charles Darwin, nonostante i vaniloqui creazionisti, è stato un grande biologo naturalista. La sua teoria dell’evoluzione, ancora viva e vegeta per quanto modificatasi nel normale processo di crescita, è infatti principalmente una teoria che ha a che fare con gli esseri viventi, umani inclusi. L’evoluzionismo, darwiniano e non, necessita però di condizioni esterne al campo strettamente biologico. In particolare, ha bisogno di tempo. Il peggior spauracchio di Darwin è stato per diversi decenni la “morte termica” preconizzata da Lord Kelvin, che sulla base dei calcoli sul raffreddamento terrestre accorciava drasticamente l’età del pianeta. Solo la scoperta che il sole “funziona” a fusione nucleare piuttosto che a combustione ha restituito alla vita sulla Terra tutto il tempo necessario. È quindi ovvio che Darwin abbia avuto bisogno di una teoria geologica coerente con la sua biologia evolutiva. L’obiettivo di Chiesura è dimostrare come il giovane Darwin abbia costruito le proprie conoscenze biologiche in modo autonomo, testando sul campo le diverse teorie che all’epoca venivano proposte. Sin dai primi anni di università (quando sembrava destinato dal padre a diventare un medico) aveva tratto piacere più dalle escursioni naturalistiche nel sud dell’Inghilterra che dalle noiose lezioni di anatomia comparata. Da queste prime esperienze sul campo Darwin apprese i rudimenti della geologia, e si rese conto di quanto le ipotesi catastrofiste (che pensavano che la Terra andasse periodicamente incontro a eventi di distruzione di origine inspiegabile) non corrispondessero alla realtà geologica.Il suo mentore John Stevens Henslow gli mise allora in mano i “Principles of Geology” di Charles Lyell, il cui primo volume venne pubblicato nel 1830. Questo trattato è considerato l’atto di fondazione della geologia moderna, perché risolutamente attualista e uniformista: afferma cioè che le forze che operano attualmente nei processi geologici sono le stesse che hanno operato nel passato, e lo fanno in modo uniforme, senza accelerazioni improvvise e catastrofiche. Darwin fu profondamente colpito dalla geologia di Lyell, al punto da portarsi il volume nel viaggio intorno al mondo sul brigantino Beagle, durato dal 1832 al 1836. A questo viaggio è dedicata la gran parte del volume di Chiesura, che nel quarto capitolo analizza minuziosamente le tappe del viaggio e le osservazioni di carattere geologico compiute dal giovane Darwin, neanche trentenne. Lo studio prende in considerazione, con una notevole mole di lavoro, tutte le fonti disponibili: corrispondenze e diari soprattutto, mostrando come Darwin fosse un fine geologo, capace di originali intuizioni e convinto che la geologia non potesse essere considerata un corpo estraneo alle scienze biologiche. Soprattutto i primi lavori, pubblicati a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta del XIX secolo, mostrano la continua oscillazione tra argomenti prettamente biologici e temi geologici. La cattiva salute (una malattia tropicale contratta durante il viaggio e che lo debilitò per il resto della vita) gli impedì di continuare a lavorare sulla geologia, costringendolo quindi a dedicarsi a ricerche fisicamente meno impegnative. Il volume è quindi un ottimo testo di consultazione per gli studiosi, che vi troveranno una notevole quantità di informazioni soprattutto sul viaggio del Beagle, durante il quale Darwin ha elaborato i tasselli fondamentali della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Inoltre, pone sotto nuova luce elementi noti del pensiero del naturalista inglese per il quale, come scrive Patrick Tort nella prefazione, la geologia fu una base e un modello per la teoria dell’evoluzione, costruita letteralmente su “una logica di pietra”.

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