Il 60 per cento dei deportati nei campi di concentramento nazisti paga ancora, dopo 50 anni, le conseguenze delle violenze, delle torture e delle sperimentazioni mediche a cui erano stati sottoposti. Questo quanto riscontrato da una ricerca, la prima del genere condotta in Italia, dagli psichiatri Angela Favaro e Paolo Santonasto dell’Università di Padova che hanno intervistato 51 deportati italiani del Veneto, dell’ Emilia Romagna e della Lombardia. I risultati delle interviste, pubblicati su Psychological Medicine, hanno rilevato che l’esperienza dei lager non solo ha causato problemi psichici come il cosiddetto “disturbo post-traumatico da stress”, ma anche disturbi dell’alimentazione, del sonno e del comportamento. Una ferita indelebile che costringe ancora alcuni sopravvissuti a proteggere il proprio piatto con la mano, temendo che qualcuno gli sottragga il cibo. (a.c.)