Non è il passaggio a un regime alimentare più ricco il motivo per cui i figli degli immigrati dai paesi in via di sviluppo raggiungono la pubertà troppo presto, prima dei 10 anni, nell’80 per cento dei casi. All’origine di questo fenomeno, secondo Jean-Pierre Bourguignon, ricercatore presso l’Università di Liegi, in Belgio, ci sarebbe l’esposizione ai pesticidi. Lo studioso ha a esaminato i campioni ematici di 26 figli di immigrati arrivati dalla Colombia e dall’India. E in 21 casi ha riscontrato livelli di Dde, un derivato del Ddt, tali da alterare il funzionamento del sistema riproduttivo. Stando al risultato di alcuni esperimenti preliminari condotti sui topi, infatti, il Dde “imita” la presenza di estrogeni e induce il cervello a inviare in anticipo il segnale di inizio della pubertà. La pubertà precoce nei figli degli immigrati provenienti da paesi in via di sviluppo era stata fino a ora imputata al brusco passaggio da un regime di denutrizione a uno di alimentazione normale, con conseguente repentino aumento di peso. Ma i ricercatori belgi smentiscono questa ipotesi. “Alcuni bambini – spiega Bourguignon – arrivano in Europa in condizioni di peso e crescita normale”. Eppure si sviluppano troppo presto. Le bambine hanno già il seno formato a otto anni, e a dieci hanno la prima mestruazione. Inoltre, lo studio non ha evidenziato alcuna correlazione con il paese d’origine, escludendo perciò la causa genetica. “Il risultato”, – commenta l’endocrinologo Stuart Milligan, del King’s College di Londra – “indica sicuramente un fattore ambientale, anche se sono necessarie ulteriori conferme”. Il Ddt è vietato da decenni negli Stati Uniti e nei paesi dell’Unione Europea, ma è ancora comunemente usato in molti paesi in via di sviluppo, soprattutto per combattere la malaria. (f.n.)