Le grotte del Lazio

Gianni Mecchia, Marco Mecchia, Maria Piro, Maurizio BarbatiLe grotte del LazioAgenzia regionale per i parchi, Roma 2003pp. 416, s.i.p.Dodici zone, 44 sottozone e un totale di 206 cavità. Queste sono le cifre del fenomeno carsico nel Lazio per come vengono raccontate da un libro, monumentale nella forma fisica (oltre 413 pagine di formato A3 per un totale di oltre 4 chilogrammo) e nell’impianto generale. “Le grotte del Lazio”, di Gianni e Marco Mecchia, Maria Piro e Maurizio Barbati, raccoglie infatti la storia, le descrizioni, i rilievi, spesso in pianta e sezione, e il contesto idrogeologico delle più interessanti grotte del Lazio, una regione che per altro ne comprende entro il proprio territorio oltre 1400. Il libro, stampato dalla Regione Lazio, opera congiunta dell’Assessorato all’ambiente e dell’Agenzia regionale parchi, rappresenta davvero una summa per chi voglia farsi non solo un’idea, ma tutte le idee che vale la pena farsi in materia di ricchezza speleologica del Lazio. Il cuore della proposta è la valorizzazione della geodiversità, ossia dell’articolatezza che i fenomeni carsici e ipogei hanno assunto in questa regione. La loro centralità non dovrebbe sfuggire ad alcuno, dato che l’acqua potabile dei nostri comuni proviene per la gran parte proprio dai collettori sotterranei, dai quali viene captata. Gli autori non mancano di sottolineare come talvolta non si presti dovuta attenzione alla tutela di questa parte del nostro territorio, che talvolta finisce con l’essere considerata una perfetta ‘discarica’ naturale, data la conformazione a pozzo aperto o ad antro di molte grotte laziali.Ma il libro vuole anche essere una testimonianza chiara del contesto sportivo, oltre che per l’appunto scientifico, che prevalentemente anima gli speleologi, ossia coloro che rendono possibile la conoscenza di uno dei territori ancora da esplorare del nostro Pianeta. Si tratta di un contesto che, dobbiamo dire, fortunatamente finora non ha trovato nessuno interessato a regolamentarlo, strutturarlo, farlo rientrare all’interno di un qualsiasi quadro normativo. Le grotte sono troppo buie e fangose perché possano attirare sponsor o media. Al tempo stesso, sono cruciali cartine di tornasole sullo stato di salute dell’ambiente soprastante nonché struttura portante del sistema idrogeologico nazionale. La paradossalità è allora quella di una pratica per molti sportiva che tuttavia impegna nella realizzazione dei disegni di piante e sezioni delle grotte esplorate, disegni che confluiscono poi nel catasto nazionale e che sono la base della conoscenza che i nostri servizi geologici hanno del territorio che è sotto i nostri piedi.Il libro è splendidamente realizzato, con cartine e rilievi a colori, foto, dettagli storici, esplorativi e indicazioni tecnico-sportive per poter ripercorrere gli itinerari ipogei più interessanti, che davvero non mancano. Si consideri che la grotta più profonda della regione, l’Ouso della Rava Bianca, presenta un dislivello negativo di oltre 600 metri e molte altre grotte sono su simili profondità. Ecco che il volume dei Mecchia, Piro e Barbati diventa anche un Baedecker (beh, non portatile, però) delle grotte del Lazio. Davvero un bellissimo esempio di cosa la passione possa condurre a esplorare e a realizzare.

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