100 milioni di euro per un parere fasullo: questa é l’accusa mossa dagli ambientalisti allo studio della Stretto di Messina S.p.a, società per azioni a partecipazione statale che ha valutato la fattibilità del ponte ed è responsabile della progettazione, della costruzione e dell’unico collegamento stabile viario e ferroviario fra Sicilia e continente. Oggi, Legambiente, Italia Nostra, e Wwf Italia hanno reso pubbliche 250 pagine di osservazioni allo studio di impatto ambientale depositato il 21 gennaio scorso da Stretto di Messina S.p.a. Secondo gli ambientalisti, “le lacune e le sottovalutazioni pervadono tutto lo studio nei suoi aspetti ambientali, economici e trasportistici”. L’indagine del costo di 100 milioni di euro detratti dal denaro pubblico ha prodotto risultati discordanti con quelli del gruppo di 30 esperti convocati dalle associazioni. Che ribattono: non sono credibili le stime sul traffico (in base al conteggio dei passaggi negli ultimi dieci anni è previsto un incremento inferiore al 40 per cento) che sarebbero superiori al 100 per cento “in uno scenario moderato” e arriverebbe addirittura al 200 per cento “in uno scenario sostenuto”. Nel rapporto della Messina S.p.a., poi, sarebbe sottovalutato il rischio sismico: per progettare la struttura del ponte, è stato preso come riferimento il terremoto di Messina del 1908 (7,1 gradi della scala Richter), trascurando quelli più recenti che hanno raggiunto anche 8,9 gradi. Nello studio mancano individuazione e descrizioni degli effetti ambientali del progetto in particolare su 11 siti di interesse comunitario. Non è calcolato infine il costo dell’adattamento della ferrovia calabrese alla nuova struttura, con il risultato che a fronte di un taglio dei costi immediati, viene reso di fatto impossibile il passaggio dei treni sul ponte. (b.s.)