Ambiente

Perché ci piacciono così tanto le previsioni del tempo

Forse c’è ancora qualcuno che prima di controllare il meteo sul telefonino guarda il cielo e azzarda le sue personali previsioni del tempo, magari a scadenza molto ravvicinata; quelle online invece possono dare informazioni valide per almeno sei giorni, perché sono basate su modelli matematici. E sono affidabili quanto quelle fino a due giorni degli anni Settanta. In circa 50 anni si è costruita una “macchina del tempo” mondiale, capace di modellizzare l’atmosfera e i suoi fenomeni, di prevedere eventi eccezionali come gli uragani e di trasformare la meteorologia in una scienza esatta applicando “la fisica classica all’atmosfera, su un globo rotante dotato di gravità”. Andrew Blum, saggista e giornalista, racconta in questo volume storie di persone e di idee, di tecnologie e di studi, di competizioni e cooperazioni che ci permettono uno sguardo più accurato sul tempo nel mondo attuale e decifrano aspetti della sua complessità.


Non sottovalutate il meteo: ecco come ci ha rivoluzionato la vita



Ci sono stazioni meteorologiche in ogni angolo della terra, e ormai sono migliaia – coordinate nella WMO, Organizzazione Mondiale della Meteorologia – dotate di apparecchiature complesse che identificano e misurano precipitazioni, direzione e intensità dei venti, copertura nuvolosa, umidità e altre importanti variabili. La possibilità di conoscere il tempo in più luoghi simultaneamente è stato il primo passo per conoscere il tempo in un singolo luogo in più momenti, nel presente e nel futuro.


Ma se l’atmosfera terrestre è continua e gli sudi meteo sono condivisi, gli Stati sono invece ben divisi da confini aperti o chiusi a seconda delle vicende politiche. Attiva fin dagli anni ‘70 dell’800 la stazione meteo di Utsira – una isoletta del Mare del Nord – raccoglie dati che invia ancora oggi in tutto il mondo ma, durante la Seconda Guerra Mondiale e poi durante la guerra fredda, era un posto di guardia della Nato per l’avvistamento di sommergibili, navi e aerei sovietici. In tempo di guerra le osservazioni meteo erano secretate e lo scambio dei dati relativi bloccato. Per le sue esigenze, allora, il servizio meteorologico nazista usò il sottomarino U-Boat-537 per istallare nel Labrador le sue stazioni di raccolta dati da inviare in Europa, usando tecnologie fornite dalla Siemens. Persino sulle V2 venivano installate fotocamere per registrare dati meteo, avviando così la ricerca di nuovi strumenti previsionali che furono poi utilizzati per guardare il mondo dallo spazio. Le conoscenze tecnico-scientifiche e le esigenze belliche si potenziavano reciprocamente.


In tempi più recenti il monitoraggio quotidiano della struttura verticale dell’atmosfera terrestre è stato affidato ai rilevamenti delle radiosonde che, mentre salgono, inviano a terra i dati che vengono subito decodificati. In circa due ore si ha così una rilevazione delle condizioni dell’atmosfera e dei suoi cambiamenti con l’altitudine, permettendo ai calcolatori di elaborare le loro simulazioni e fornire scenari diversi dell’evoluzione atmosferica. Oggi le informazioni continuamente aggiornate vengono fornite da satelliti meteo orbitanti nello spazio: i satelliti geostazionari che orbitano nella stessa direzione della terra e appaiono quindi fermi, e i satelliti polari, che girano intorno alla terra da nord a sud e che, volando bassi e veloci, misurano con precisione i parametri atmosferici. Girano inoltre anche molti satelliti sperimentali, che testano nuove attrezzature, come i raggi laser che analizzano il top delle nuvole o strumenti che misurano l’umidità del suolo dallo spazio.

La curiosità e la voglia di capire di Andrew Blum lo portano a visitare centri di ricerca e di intervistare scienziati che elaborano modelli sperimentali sempre più efficaci. A Reading in Inghilterra, meta di una delle indagini di Blum, si trova il Centro Europeo per le previsioni a medio termine (ECMWF) che fornisce al mondo previsioni attendibili prima che i fenomeni si manifestino. Questo istituto di eccellenza, fortemente competitivo, elabora e perfeziona quotidianamente i suoi modelli: il tempo del mondo reale viene “assimilato” all’interno del modello in modo che l’atmosfera reale e l’atmosfera simulata coincidano. Le ipotesi del modello vengono sempre confrontate con i dati reali ma le simulazioni sono rivolte più a conoscere la complessità del sistema meteo che ad elaborare previsioni. La sfida da vincere, per il modello Europeo, è di continuare ad essere il migliore del mondo.

Le persone, dice Blum, non sono ancora del tutto inutili: tuttavia già dal 2015 il sistema di previsioni di The Weather Company (TWC) non dipende più dall’uomo ma è organizzato in modo da andare automaticamente sulle app degli smartphone: 26 miliardi di volte al giorno il sistema genera su richiesta previsioni meteorologiche per tutti i luoghi del mondo, senza interventi umani. I previsori non prevedono più niente. La società TWC alimenta i dati meteo che si trovano su Apple, Facebook, Yahoo, Google e una miriade di altri canali offrendo anche informazioni specializzate per esigenze particolari. Tuttavia le previsioni non sono mai statiche e cambiano valutando momento per momento la situazione più probabile, fino a che il futuro diventa presente. Le previsioni sono un flusso, dice ancora Blum: ma le persone cosa se ne fanno?


Questo è il tema degli ultimi capitoli di questa interessante panoramica sul “sistema del tempo”, perché conoscere l’incertezza sulla probabilità della previsione guida la nostra vita e condiziona molte delle nostre scelte. Per i responsabili della sicurezza e per i funzionari pubblici non è facile imparare a prendere decisioni sulla base delle future condizioni meteo. Devono saperne trarre le conseguenze, attuare provvedimenti, orientare i comportamenti dei cittadini, salvare vite umane e beni; gli interessi sono variabili, e le previsioni influenzano decisioni e scelte in una sorta di equilibrio tra progettualità e attuazione.

A livello internazionale, le nazioni più piccole che possono soffrire maggiormente per gli estremi climatici hanno bisogno delle tecnologie e delle informazioni prodotte dalle nazioni più grandi, ma tutte hanno bisogno che la macchina del tempo funzioni globalmente e che i dati prodotti siano a disposizione di tutti.

I servizi meteorologici riducono l’impatto dei disastri naturali, rendono più sicuri ed economici i trasporti, permettono di condividere le risorse naturali. Da queste esigenze era nata alla fine del secolo scorso la Risoluzione 40 del WMO (World Meteorological Organization), un accordo di cooperazione mondiale tra Stati che garantiva di fornire i dati meteorologici essenziali su base illimitata e gratuita. Da allora, in questa nuova era di big data, le tecnologie sono radicalmente cambiate e variamente diffuse su grande e piccola scala, ma resta ancora la necessità fondamentale di collaborare e di condividere le informazioni tra Stati. L’esistenza della macchina del tempo rappresenta ancora un punto fermo nella cooperazione internazionale perché non si può fare meteorologia da soli: l’atmosfera è continua e il pianeta circondato dall’atmosfera – sia pur diviso politicamente- sarà ancora devastato da alluvioni, tempeste e siccità che sbricioleranno gli ordini costituiti. Siamo molti Paesi su una stessa Terra e la macchina del tempo può funzionare solo come sistema globale, anche se “i venti della tecnologia spirano in direzione contraria”, anche se forse presto, conclude Blum, l’attuale sistema di scambio dati tra le nazioni sarà soppiantato dalle esigenze economiche delle multinazionali.

Credits immagine: Thom Holmes on Unsplash

Maria Arcà

Maria Arcà ha svolto ricerche in Biologia Molecolare presso l'Università e il CNR di Roma. Dagli anni 70 si è interessata ai problemi cognitivi ed epistemologici dei bambini; ha svolto attività di aggiornamento per insegnanti della scuola di base, ha pubblicato articoli e testi in Italia e all’estero.  Nel 2000, ha partecipato alla Commissione De Mauro per la definizione dei curricoli di scienze e, nel 2012, alla revisione delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo.

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