Una ricerca sulle abitudini degli scimpanzé potrebbe fornire nuove informazioni sullo sviluppo dei primi manufatti tra gli ominidi. Ricercatori della George Washington University e dell’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia (Germania) hanno studiato un sito in cui per vent’anni gli scimpanzé della foresta di Tai (Costa d’Avorio) spezzavano le noci. Dal sito, i ricercatori hanno recuperato quaranta chili di gusci di noce e 479 schegge di pietra (granito, laterite, feldspati e quarzo). Schegge che potrebbero parlare anche del passato dell’umanità: “Alcuni sottoprodotti in pietra dell’attività degli scimpanzé”, ha detto Julio Mercader, autore, con Melissa Panger e Christophe Boesch, di un articolo pubblicato questa settimana su Science, “assomigliano a ciò che troviamo nei siti archeologici tecnologicamente più semplici attribuiti agli ominidi di Oldowan, in Africa Orientale”. Anche se i reperti più antichi in pietra lavorata (scheggiata) dagli antenati dell’uomo risalgono a due milioni e mezzo di anni fa, forse, come ha spiegato Panger, “gli ominidi usavano strumenti di pietra già cinque milioni di anni fa”. Basterebbe allora trovare antichi depositi di schegge come quelli lasciati dalle scimmie, e si potrebbe dedurre che essi fossero correlati all’uso di strumenti. (f.n.)