L’oceano salvato da un fiasco

Grazie a un fiasco si ricreano le onde dell’oceano e si testa l’efficacia dei disperdenti del petrolio. È quanto sta facendo Michel Boufadel alla Temple University di Philadelphia (Stati Uniti), in collaborazione con l’Environmental Protection Agency, per elaborare strategie efficaci nella lotta ai disastri ambientali. Il modello usato sfrutta un dispositivo simile a un fiasco pieno d’acqua: il disperdente, la sostanza usata per ridurre i danni delle fuoriuscite di petrolio negli oceani, viene applicato sulla superficie dell’acqua e si agita ruotando. Ma i disperdenti non sono tutti uguali, e ognuno necessita di una quantità di energia differente. Boufadel ha quindi elaborato una correlazione matematica tra il moto rotatorio del fiasco e l’altezza delle onde. Per esempio, agitare l’acqua a 100 giri al minuto libera un’energia pari a quella di onde alte quasi un metro. In questo modo dall’altezza delle onde si potrà determinare il tipo di disperdente da utilizzare. Per essere eliminato, infatti, il petrolio fuoriuscito viene scremato o bruciato, cosa spesso difficile se l’oceano è mosso. Ma nella maggior parte dei casi si utilizzano, appunto, i disperdenti. Che hanno il compito di trasformare le chiazze oleose in piccole goccioline. Riducendo, così, il loro impatto ambientale. (a.ca.)

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