L’ossido dei miracoli

Diabete, malattie cardiovascolari, patologie infiammatorie, crisi da rigetto post trapianto. Sono disturbi assai diversi ma con un denominatore comune: tutti comportano un pesante squilibrio nei livelli di acido nitrico, una molecola che svolge funzioni vitali come “messaggero” all’interno delle cellule. Gli scienziati hanno infatti osservato che nel diabete e nelle malattie cardiovascolari il nostro organismo produce meno ossido nitrico, mentre nelle malattie infiammatorie e nei rigetti la produzione aumenta in maniera significativa. Da qui l’idea di studiare terapie inibendo o stimolandone la sintesi.

Per discutere delle prospettive terapeutiche e farmacologiche dell’ossido nitrico, un’ottantina tra i maggiori esperti del settore provenienti da 23 nazioni si sono trovati al centro “Ettore Majorana” di Erice in occasione della Scuola internazionale di farmacologia, diretta da Gianpaolo Velo dell’Università di Verona. Tra loro anche Robert Furchgott e Ferid Murad, insigniti due anni fa del premio Nobel per la medicina proprio per la scoperta del ruolo di messaggero cellulare dell’acido nitrico. “La ricerca in questo settore ha già portato a risultati eccellenti per la cura delle ischemie cardiache”, ha affermato Murad, “e gli studi in corso attualmente sono decisamente promettenti. A dimostrazione di come la ricerca di base possa avere un grande impatto nella pratica medica”. “L’ossido nitrico non è certamente la pastiglia magica”, gli fa eco Furcghott, “ma è uno dei dieci componenti che all’interno di una cellula assolve alla trasmissione di tutti i messaggi. Per questo l’impiego farmacologico dell’ossido nitrico è così diversificato su numerose patologie. Riuscire a governare l’ossido nitrico significa guidare la vita cellulare”.

Il primo passo è misurarne con precisione i livelli. Un contributo significativo in questo senso lo ha fornito Ryszard Gryglewski della Jagellonian University di Cracovia, che ha elaborato una tecnica per quantificare l’ossido nitrico in circolo. Richard Knowles, dei laboratori della “Glaxo Wellcome” (una delle maggiori multinazionali farmaceutiche), ha spiegato che attualmente la sperimentazione è indirizzata verso i farmaci selettivi, in grado cioè di inibire o stimolare la produzione dell’ossido in maniera settoriale.

In attesa dei farmaci, ci si può sempre dare allo sport, praticato con moderazione. Uno studio clinico condotto da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di farmacologia dell’Università di Verona ha dimostrato che l’attività fisica è un buon regolatore del livello fisiologico della molecola. “Abbiamo preso in esame venti giovani al di sotto dei trent’anni fra atleti e allievi dell’Istituto superiore di educazione fisica (Isef)”, spiega Giuseppina Benoni, membro dell’équipe, “e abbiamo verificato che l’esercizio fisico continuo, senza abusi, porta l’organismo a livelli produttivi ottimali”. Negli studenti sottoposti a un esercizio fisico moderato il test ha evidenziato una riduzione di circa il 50 per cento del rischio di aggregazione piastrinica, una patologia che può provocare trombosi, mentre negli atleti è stato rilevato un significativo aumento di eritropoietina, sostanza che stimola la produzione di emoglobina. Entrambi questi risultati sono il risultato di un livello ben calibrato di acido nitrico. Ma attenzione a non esagerare: sforzi compiuti da persone non allenate o esercizi fisici condotti dagli stessi atleti in misura esagerata, innalzano in maniera sensibile il livello di ossido nitrico in circolo. “Quando la produzione della molecola è abnorme”, spiega Benoni, “non produce più effetti benefici. Anzi, provoca infiammazione ai tessuti anche in soggetti perfettamente sani e negli atleti”.

Considerato il ruolo chiave dell’ossido nitrico nel regolare le attività vitali delle nostre cellule, la speranza degli scienziati è di impiegare questa straordinaria molecola anche come farmaco antitumorale. “Trovare una risposta farmacologica a base di ossido nitrico per la cura dei tumori è l’obiettivo principale della ricerca. Sono fiducioso, anche se non abbiamo ancora risultati concreti in questo settore specifico”, conclude Furcghott.

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