Mangi tanto pesce? Potrebbe aiutarti a prevenire il Parkinson

via Pixabay

Mangiare pesce fa davvero bene al cervello? Secondo l’ultimo studio della Chalmers University of Technology (Svezia) sembrerebbe di sì. Stavolta però non c’entrano gli ormai noti grassi Omega-3 e 6: ad attirare l’attenzione dei ricercatori è stata la proteina parvalbumina, che dai risultati della ricerca pare aiuti a prevenire la formazione di placche amiloidi tipiche delle malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.

La parvalbumina è una proteina presente in abbondanza in alcuni tipi di pesci come aringhe, merluzzi, carpe e scorfani, ed era già nota al mondo della biologia e della medicina perché può indurre reazioni allergiche. Si tratta quindi di una molecola che, se assunta attraverso l’alimentazione, viene assorbita dall’organismo passando nel sangue. È stato questo a far pensare a Nathalie Scheers e Pernilla Wittung-Stafshede della Chalmers che valesse la pena approfondire l’interazione della parvalbumina del pesce con le proteine umane nell’intestino, nel sangue e nel cervello.

Attraverso una serie di esperimenti in vitro, il team svedese ha constatato che la parvalbumina interagisce con alcune proteine umane, in particolare con l’alfa-sinucleina, una molecola anche nota come “proteina del Parkinson” perché è la principale componente delle placche amiloidi (cioè accumuli fibrosi di proteine alterate) che si riscontrano in questa malattia neurodegenerativa.

“La parvalbumina raccoglie le molecole di ‘proteina di Parkinson’ e in pratica impedisce che si aggreghino tra loro, semplicemente perché vi si aggrega per prima”, spiega Pernilla Wittung-Stafshede. In questo modo la parvalbumina interferisce con la formazione delle placche amiloidi di alfa-sinucleina, e pertanto potrebbe avere effetti protettivi sulla funzionalità delle cellule nervose.

È la prima volta che questo meccanismo viene descritto e gli autori dello studio avanzano l’ipotesi che sia da annoverare tra le possibili ragioni molecolari della correlazione osservata in letteratura tra una dieta ricca di prodotti del mare (come quella dei giapponesi) e una minore incidenza di patologie neurodegenerative.

Nonostante i risultati siano ancora preliminari, i ricercatori svedesi confidano fortemente che studi successivi possano confermare quanto da loro scoperto: “Sarà molto interessante studiare in modo più approfondito come la parvalbumina si distribuisce nei tessuti umani e ci potrebbero essere dei risultati davvero entusiasmanti”, conclude Scheers, mentre Wittung-Stafshede sottolinea l’importanza di seguire ogni strada promettente per sviluppare modi per combattere le malattie neurodegenerative, che rischiano di essere la piaga socio-sanitaria del prossimo futuro.

Riferimenti: Scientific Reports

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