Mappe, da Atlantide al cyberspazio

Un viaggio alla scoperta del nostro pianeta, tra immaginazione e realtà, tra arte e scienza. È quello a cui ci invita “Segni e sogni della Terra. Dal mito di Atlantide alla geografia delle reti”, una grande mostra che si aprirà il prossimo 27 settembre al Palazzo Reale di Milano. L’esposizione, organizzata dalla casa editrice De Agostini per celebrare il suo centenario e dal Comune di Milano, racconta una storia iniziata quattromila anni fa con le prime rappresentazioni dei greci e dei romani, e che arriva sino ai giorni nostri con le immagini satellitari della Terra e le mappe del cyberspazio. E sì, perché Internet, il World Wide Web, il mondo delle chat e delle e-mail, le realtà virtuali e i videogiochi hanno generato delle nuove dimensioni spaziali con natura e regole proprie. “E’ il cyberspazio, un mondo elettronico e navigabile nel quale individui e società interagiscono scambiandosi informazioni”. A parlare è Paolo Cavallotti, responsabile del laboratorio Internet del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano e curatore insieme a Giovanni Caprara, giornalista del Corriere della Sera, della sezione della mostra dedicata alla tecnologia satellitare. Galileo lo ha intervistato.

Dottor Cavallotti, come si realizza la cartografia del cyberspazio?

“La rappresentazione di queste nuove dimensioni non può più essere affidata alle classiche mappe topologiche. La geografia delle reti si avvale degli strumenti della cartografia per arrivare a risultati diversi. Per esempio, un normale planisfero può essere utilizzato per visualizzare la rete delle connessioni a Internet, ma una volta che questa sarà disegnata, i continenti potranno anche sparire. In questo modo, vengono fuori delle immagini che non hanno niente a che fare con il mondo fisico e che possono sembrare astratte e complicate. Ma credo che molte di queste mappe saranno più comprensibili per le generazioni future”.

Ma che cos’è esattamente la geografia delle reti?

“E’ una rappresentazione grafica dei canali attraverso i quali viaggiano i dati. Per esempio, le reti a fibre ottiche. Le information and comunication technologies (Ict) hanno una vera e propria natura fisica, solo che spesso non si vede perché gli strumenti sono nascosti sotto terra, in scatole di metallo o orbitano nello spazio. Avere delle mappe della loro localizzazione è importante soprattutto per i fornitori di accessi a Internet. Sono loro che realizzano la maggior parte delle cartine con le reti Ict per scopi promozionali ma anche di ricerca. Queste mappe possono essere molto diverse. A seconda della loro funzione possono essere statiche, come le carte geografiche, o animate, per mostrare l’evoluzione nel tempo. Poi ci sono le mappe interattive e quelle dinamiche, che si aggiornano in maniera automatica”.

Nessuna realtà virtuale quindi…

“Non proprio, perché la geografia delle reti è una parte di quella che generalmente viene chiamata geografia del cyberspazio. Questa disciplina si sforza di visualizzare graficamente tutti quegli spazi, generalmente poco fisici, che sono stati generati dalla rivoluzione informatica e tecnologica degli ultimi anni. E’ un mondo strano, completamente nuovo, e le sue dinamiche sono in parte ancora sconosciute. Prendiamo per esempio la distanza che c’è tra noi, la Francia e il Giappone. Non c’è dubbio che su una cartina geografica i francesi risultino più vicini a noi. Ma su una mappa del cyberspazio che prenda in considerazione il numero delle connessioni possiamo scoprire di essere più vicini al Giappone”.

La cartografia è anche la storia di un complesso rapporto tra scienza e arte. Quale di queste due discipline è più presente nella geografia delle reti ?

“Dipende. Il modo di disegnare le carte geografiche si fa sempre più accurato. Dalle mappe antiche, in cui la fantasia rimediava alla mancanza di conoscenza, fino alla precisione delle mappe satellitari che non hanno più bisogno dell’immaginazione dell’uomo. Anche tra le mappe virtuali ci sono lavori fatti attraverso studi scientifici rigorosi e mappe che hanno un fine più evocativo che scientifico. E’ una delle cose più belle della geografia del cyberspazio”.

Il cybernauta è il pioniere del terzo millennio?

“L’interesse verso le mappe virtuali può esprimere la voglia di tornare a immaginare terre lontane e mondi improbabili. Nelle mappe del cyberspazio convivono questi due aspetti: una ricerca di rappresentazione rigorosa e la voglia di lanciarsi in uno spazio totalmente nuovo e misterioso. In fondo la figura dell’esploratore avventuroso e temerario ci ha sempre affascinato. E non solo da bambini”.

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