Media e società arabe nel nuovo millennio

onatella Della RattaAl Jazeera. Media e società arabe nel nuovo millennioBruno Mondadori, 2005pp. 263, euro 13,50Attaccata ora da parte occidentale come “portavoce di Bin Laden”, ora da parte araba come voce filoamericana, Al Jazeera, la tv satellitare all news con sede in Quasar, è stata forse la più importante novità del panorama editoriale mondiale degli ultimi anni. Nata nel 1996, si è guadagnata la ribalta mondiale a partire dal 2001, quando dopo l’11 settembre è alle sue frequenze che Osama bin Laden affida i suoi videomessaggi. In questo volume, Donatella Della Ratta va oltre il dibattito sullo schieramento ideologico di Al Jazeera e ne analizza storia e struttura ricordando, prima di tutto, che non è un partito politico o un’organizzazione religiosa, ma un’impresa televisiva. Ne descrive quindi economia, linguaggio e modelli di programmazione, nel contesto delle leggi e del contesto sociale e politico del mondo arabo. Prima di tutto, l’autrice si preoccupa di correggere un comune errore di percezione su Al Jazeera: l’idea che sia una televisione senza storia, nata da un giorno all’altro in mezzo a un deserto, non solo geografico ma anche informativo. Più che un momento di rottura nella storia dei media arabi, spiega Della Ratta, l’emittente del Quatar rappresenta la definitiva maturazione di tendenze presenti da molti anni nel sistema dei media della regione araba. La prima parte del libro è quindi una esauriente storia dei media arabi, in cui si vede come la prima Guerra del Golfo rappresenti il vero punto di rottura: anche nel mondo arabo, come d’altronde in misura minore in quello occidentale, il monopolio di fatto dell’informazione su quel conflitto da parte della Cnn rivoluziona il modo di pensare l’informazione televisiva. Nasce qui l’idea di usare la tecnologia satellitare per costruire network panarabi da contrapporre a quelli occidentali. È in questo contesto che tra le molte reti televisive nate in tutto il mondo arabo, si verifica l’ascesa di Al Jazeera, emittente controllata dallo stato del Quatar, che la usa in qualche modo come strumento diplomatico. Garantendole una effettiva libertà editoriale (l’emittente segue alla lettera la regola aurea di avere sempre “l’opinione e l’opinione contraria”, così inimicandosi ora una parte ora l’altra) in modo da accreditarsi verso l’esterno come paese liberale: la libertà satellitare al posto della libertà reale, ancora molto lacunosa. Ma pur reggendosi su questa contraddizione di fondo, Al Jazeera rappresenta comunque un caso unico di luogo di dibattito nelle società arabe. Quanto e come potrà contribuire in futuro alla loro democratizzazione è l’argomento dell’ultima parte del libro. Che si domanda se la democrazia possa o meno nascere dai media, concludendo che né una né mille televisioni potranno mai bastare se non affiancate da veri luoghi e strumenti di partecipazione politica. E in un certo senso, Al Jazeera, pur essendo rispetto a tutti gli standard una televisione realmente libera, lo è proprio perché fa da foglia di fico della mancanza di reale democrazia nel paese da cui trasmette.

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