Mediterraneo, allarme mercurio

L’inquinamento da mercurio sta mettendo a rischio il Mediterraneo. Il metallo è presente nei pesci dei nostri mari in quantità maggiori di quelle riscontrate nella fauna ittica dell’Atlantico. L’allarme è stato lanciato dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr di Rende (CS), i risultati delle cui ricerche sono stati raccolti, insieme ad altri, nel volume “Dynamics of Mercury Pollution on Regional and Global Scales – Atmospheric Processes and Human Exposures around the World” di prossima uscita, edito da Springer-Verlag di New York. Nicola Pirrone dell’Iia, curatore del volume, spiega: “Ad aggravare la situazione sono anche i cambiamenti climatici che influenzano in modo determinante i tempi di residenza in atmosfera del mercurio. La forte irradiazione solare, le elevate concentrazioni di ozono e di particolato atmosferico creano, infatti, una ‘miscela’ che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del Mediterraneo.” Sebbene ignorata per molto tempo, l’emergenza “mercurio” è oggi all’attenzione della comunità scientifica internazionale e degli Enti preposti alla tutela e alla salvaguardia della salute pubblica. Le cifre contenute nel volume danno l’esatta dimensione dell’allarme lanciato a livello mondiale: attualmente vengono rilasciate in atmosfera circa 4.500 tonnellate annue di mercurio, di cui 2.250 derivanti da attività industriali e il resto da sorgenti naturali. Il trend è in crescita, soprattutto nei Paesi asiatici che complessivamente contribuiscono per il 40 per cento delle emissioni globali: circa 1000 tonnellate all’anno. (a.m.)

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