Fallisce l’incontro delle Nazioni Unite dedicato alla ricerca di azioni comuni per frenare la produzione di mercurio. Il meeting del gruppo che si occupa di programmi ambientali all’interno dell’Onu, svoltosi a Nairobi (Kenya) dal 21 al 25 febbraio scorsi, si è praticamente concluso con un nulla di fatto. I singoli governi hanno soltanto votato una risoluzione che incoraggia azioni volontarie per ridurre l’uso di mercurio senza però vincoli legali validi a livello globale. L’idea di un trattato di proibizione totale delle esportazioni di mercurio, proposto dai rappresentanti dei paesi europei, avrebbe infatti incontrato l’opposizione del governo statunitense. Secondo gli Stati Uniti un’azione su base volontaria sarebbe più aggressiva e rapida rispetto alle lunghe negoziazioni che precederebbero la stipula di un accordo legalmente vincolante. Sulla stessa linea schierati anche i produttori europei di cloro. Il mercurio è un metallo pesante altamente tossico che può provocare danni neurologici e può essere fatale ad alte dosi. Le principali sorgenti di mercurio nell’ambiente sono rappresentate dalle centrali a carbone, dagli impianti di produzione di cloro e dalle miniere di oro e argento. Una volta nell’aria il mercurio tende facilmente a penetrare nelle acque e nel ciclo alimentare. Secondo le organizzazioni ambientaliste, senza una strategia globale le azioni su base spontanea rischierebbero di rivelarsi vane. I governi hanno comunque fissato in due anni la fase di sperimentazione di accordi parziali fra singoli stati, dopodiché si potrà riconsiderare l’idea della stipulazione di trattati internazionali vincolanti. (m.cap.)