Ambiente

E la Luna sparì: mille anni dopo risolto il mistero dell’eclissi nera

E arrivata la notte la Luna scomparve. Accadde nel maggio del 1100, circa un millennio fa, e finora gli scienziati non hanno mai trovato una spiegazione definitiva per questa misteriosa eclissi lunare riportata nelle cronache medioevali. Ma ora i ricercatori dell’Università di Ginevra pensano di averla trovata: all’origine del fenomeno dell’eclissi nera ci sarebbe stata una violenta eruzione vulcanica avvenuta in Giappone nell’anno 1108. L’atmosfera terrestre – scrivono su Scientific Reports – subì uno stravolgimento totale: una gigantesca nuvola di particelle ricche di zolfo invase la stratosfera, oscurando la Luna per mesi (e forse anni), per poi depositarsi sul nostro pianeta.

Primo indiziato: il vulcano Heka

A partire dall’analisi di campioni prelevati dalle profondità delle calotte glaciali, delle vere e proprie trappole per gli aerosol di zolfo prodotti dalle eruzioni, in grado di preservare le tracce del vulcanismo per periodi incredibilmente lunghi, i ricercatori avevano inizialmente ipotizzato che a oscurare la Luna fosse stata una grande eruzione fosse avvenuta nel 1104 dal vulcano islandese Hekla, soprannominato nel Medioevo anche Gateway to Hell (Porta dell’Inferno).

Tuttavia dopo la pubblicazione di un lavoro che dimostrava errori nelle date riportate nel Greenland Ice Core Chronology 2005 (GICC05) i conti non tornavano più e i ricercatori hanno così escluso dalla lista dei possibili colpevoli dell’oscuramento del cielo e della Luna il vulcano Hekla. “La correzione della datazione del carotaggio ci ha permesso di fare una scoperta importante”, commenta il paleoclimatologo e autore della ricerca Sébastien Guillet: “La deposizione di solfati ha avuto inizio alla fine del 1108 o all’inizio del 1109 e ha continuato fino all’inizio del 1113”. 

L’eclissi nera

Per trovare il (vero) colpevole, quindi, i ricercatori hanno passato in rassegna documentazioni storiche, tra cui anche testimonianze medievali di strane eclissi di Luna, associabili alla foschia dovuta al maggior numero di eventi vulcanici di quel periodo. “Gli spettacolari fenomeni ottici atmosferici associati agli aerosol vulcanici ad alta quota hanno attirato l’attenzione fin dai tempi antichi”, spiega il team.

Secondo i i dati della Nasa, in Europa tra il 1100 e il 1120 sarebbero state osservabili sette eclissi lunari totali. Nel 110, riportano le Cronache di Pietroburgo, si verificò un’insolito oscuramento della Luna: “La quinta notte del mese di maggio la Luna brillava di sera, ma a poco a poco la sua luce diminuì, tanto che, arrivata la notte, fu completamente oscurata”. Secoli dopo, leggendo questa testimonianza l’astronomo inglese Georges Frederick Chambers (1841–1915) non ebbe dubbi: “È evidente che questa era un esempio di un’eclissi nera, quella si verifica quando la Luna diventa invisibile invece di brillare con la più familiare tonalità ramata”.

L’attività vulcanica e gli aerosol di zolfo

Dopo aver scagionato il vulcano Hekla, il team di ricercatori ha ipotizzato che il colpevole della gigantesca nuvola di zolfo potesse essere stato il Monte Asama in Giappone, che scatenò una eruzione vulcanica della durata di alcuni mesi nell’anno 1108 (significativamente più grande della successiva eruzione nel 1783, che uccise oltre 1.400 persone). I ricercatori, infatti, hanno trovato anche testimonianze e racconti di stravolgimenti climatici negli anni 1109-1111, che confermano la loro ipotesi: un’eruzione del 1108 (o una serie di eruzioni iniziata quell’anno) avrebbe potuto causare effetti catastrofici sulle comunità colpite. “Abbiamo trovato molte testimonianze riferite a condizioni meteorologiche avverse, problemi legati alle colture e carestie in quegli anni”, concludono i ricercatori. E forse il colpevole per la scomparsa della Luna nel 1110.

Riferimenti: Scientific Reports

Credits immagine di copertina: Esa

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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