L’occhio, l’organo che cambiò la storia della vita

Un vero e proprio enigma. Per la biologia evoluzionistica, la cosiddetta “esplosione cambriana” è sempre stata una spina nel fianco, tanto che lo stesso Darwin ammetteva di non saperne dare una spiegazione convincente, e che regolarmente i paladini del creazionismo la citano come punto debole della sua teoria. I fatti: 543 milioni di anni fa, l’evoluzione delle forme di vita sulla Terra ebbe una improvvisa e impressionante accelerazione; se in quel momento esistevano solo tre phyla animali, “solo” quattro milioni di anni più tardi, un batter d’occhio in termini evolutivi, ce n’erano già 38, cioè tutti quelli attualmente esistenti. Non solo, ma i principali gruppi animali svilupparono parti dure fino ad allora inesistenti, tutti contemporaneamente e per la prima volta. Un vero “Big Bang” evolutivo, senza precedenti e mai più ripetutosi in seguito. Che cosa accadde?

La rivoluzione in un batter d’occhio

Negli anni sono state proposte molte spiegazioni, da variazioni climatiche e profonde modificazioni geologiche, ma nessuna è mai parsa del tutto convincente. Andrew Parker, biologo marino dell’Università di Oxford, propone in questo libro (In un batter d’occhio. La causa del più spettacolare evento della storia della vitaZanichelli, 2005, pp. 320, euro 28,00) una risposta così semplice ed elegante che viene da chiedersi perché nessuno ci avesse mai pensato prima. All’origine del Big Bang evolutivo ci sarebbe la comparsa del primo occhio, appartenuto a un trilobite (antenati degli odierni crostacei, che dominavano i fondali dei mari all’inizio del Cambriano).

Il senso della vista: la più potente forza dell’evoluzione

Quando l’evoluzione di semplici cellule fotosensibili sfociò in un vero e proprio organo specializzato nella visione, tutte le regole che sottintendevano ai rapporti tra predatori e prede cambiarono di colpo. Le parti esterne diventarono importanti per essere visti o mimetizzarsi; la competizione per la sopravvivenza si fece più feroce perché era molto più facile localizzare una possibile preda; comparvero zampe per inseguire, fuggire, afferrare; gusci per proteggersi. Insomma, quando qualcuno per la prima volta “accese la luce” si verificò un aumento improvviso della pressione selettiva che fece letteralmente esplodere l’evoluzione delle parti esterne.

Parker guida progressivamente il lettore a condividere la sua tesi strutturando il libro come un vero e proprio giallo, dove la soluzione dell’enigma viene data solo alla fine dopo avere analizzato tutte le prove a disposizione e aver scartato tutte le ipotesi alternative. Nel farlo, ci ricorda qualcosa che tendiamo spesso a dare per scontato: come il mondo vivente sia letteralmente modellato dal senso della vista degli animali, che finisce per apparire come la più potente forza all’opera nel corso dell’evoluzione della vita sulla Terra.

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