Paese corrotto, biodiversità a rischio

Foreste e specie animali scompaiono più rapidamente dove la corruzione è un fenomeno diffuso. E, ancor più grave, sono proprio le nazioni con la peggior situazione politica a detenere la maggior biodiversità. A queste conclusioni è giunta in uno studio apparso sulla rivista Nature l’équipe di Robert Smith dell’università del Kent a Canterbury. I ricercatori britannici hanno messo a confronto i cambiamenti intervenuti per piante e animali con l’”indice di corruzione percepita” stimato dall’organizzazione tedesca Transparency International grazie a sondaggi d’opinione. Il parametro rileva il grado di affidabilità di una nazione assegnando un voto tra zero e dieci ai governi, dal più corrotto al più trasparente. Paesi con basso valore dell’indice riescono a tutelare la biodiversità in modo meno efficace. Anche perché le organizzazioni impegnate nella conservazione della natura preferiscono investire solo nei paesi meglio amministrati. Secondo Smith la situazione potrebbe cambiare rispettando gli obiettivi fissati e aumentando le retribuzioni e la formazione del personale impegnato nella salvaguardia dell’ambiente. Ma non tutti concordano con questa opinione. Secondo Dick Rice di Conservation International, la radice del problema è economica. La corruzione tra le autorità locali dilaga quando è redditizia, come per il contrabbando di avorio e corna di rinoceronte in Africa o di legname pregiato in Indonesia. (g.p.)

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