Incubi ricorrenti: un possibile segnale della malattia di Parkinson

Parkinson
(Foto: Tatiana Rodriguez on Unsplash)

Fare incubi frequenti in età adulta – e in assenza di motivazioni precise – sarebbe uno dei primi segnali del Parkinson. Lo dice un nuovo studio dell’università di Birmingham che per la prima volta ha considerato i brutti sogni come un campanello d’allarme – o fattore di rischio – di questa sindrome: è emerso che coloro che mostravano un aumento nella frequenza degli incubi avevano il doppio della probabilità di sviluppare la malattia in seguito. I risultati sono pubblicati su eClinicalMedicine.

La ricerca dei fattori di rischio del Parkinson

La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune e il disturbo neurologico in più rapida crescita al mondo. Con l’invecchiamento della popolazione mondiale e la valutazione specifica dei fattori di rischio ambientali legati alla malattia, gli esperti stimano che la sua incidenza potrebbe raddoppiare entro il prossimo decennio. Si tratta di una malattia spesso molto lunga, che compromette la vita di chi ne è affetto e di chi vi sta intorno, e dal momento che è ancora incurabile, una delle priorità della ricerca è l’identificazione dei fattori di rischio che possono causarla e la pianificazione di interventi mirati.

Negli ultimi anni, ad esempio, è stato dimostrato che le persone affette da Parkinson, oltre ai ben noti problemi motori che caratterizzano la malattia, manifestano un’ampia gamma di sintomi non motori (tra cui depressione, stipsi, disfunzioni urinarie ed eccessiva sonnolenza diurna). Diagnosticare precocemente la sindrome di Parkinson, comunque, non è semplice, e in genere quando compaiono i primi sintomi evidenti, la malattia è già considerata in stato avanzato.


Perché a volte è più facile ricordare i sogni


Il ruolo dei sogni

Relativamente ai sintomi non motori, negli ultimi anni alcuni studi hanno riportato che l’alterazione dei sogni delle persone malate di Parkinson giocano un ruolo sull’evoluzione della malattia. Queste alterazioni riguardano sia il contenuto dei sogni (un aumento delle emozioni negative, ad esempio, un aumento dell’aggressività fisica e una maggiore presenza di animali), sia disturbi del comportamento del sonno durante la fase Rem. Infine, secondo le stime, le persone malate di Parkinson hanno una probabilità circa quattro volte maggiore di avere incubi frequenti. Oppure, in altri termini, tra il 17% e il 78% delle persone con Parkinson ha incubi settimanali.

Considerando l’elevata incidenza di questo sintomo, i ricercatori si sono chiesti se i disturbi del sonno potessero essere fra i precursori della malattia, e se la loro comparsa precedesse quella di altri sintomi.

L’indagine negli Stati uniti

La ricerca ha coinvolto 3818 uomini anziani indipendenti per un periodo di 12 anni. All’inizio dello studio, gli uomini hanno compilato una serie di questionari che comprendevano anche una domanda sulla qualità del sonno. I partecipanti che riferivano di fare brutti sogni almeno una volta alla settimana sono stati seguiti alla fine dello studio per altri sette anni per verificare se avessero maggiori probabilità di ricevere una diagnosi di Parkinson. Durante tutto il periodo dello studio sono stati diagnosticati 91 nuovi casi della malattia, e i ricercatori hanno visto che i partecipanti che facevano spesso brutti sogni avevano il doppio delle probabilità di sviluppare la malattia rispetto a quelli che non li facevano. La maggior parte delle diagnosi è avvenuta nei primi cinque anni dello studio e, all’interno di questa finestra temporale, i partecipanti che facevano spesso incubi avevano una probabilità più che tripla di sviluppare il Parkinson.

Significa, in altre parole, che gli anziani a cui un giorno verrà diagnosticato il Parkinson probabilmente inizieranno a fare brutti sogni e incubi qualche anno prima di sviluppare le caratteristiche motorie tipiche della malattia, come i tremori, la rigidità e la lentezza dei movimenti.

Onde evitare allarmismi, è importante sottolineare che, poiché il Parkinson è una condizione relativamente rara, è improbabile che la maggior parte delle persone che fa spesso brutti sogni si ammali di questa malattia. I ricercatori intendono studiare l’elettroencefalogramma di questi individui per esaminare le ragioni biologiche dei cambiamenti nei sogni e, parallelamente, ampliare lo studio a campioni più grandi e diversificati per esplorare i possibili legami tra i sogni e altre malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.

Riferimenti: eClinicalMedicine

Credits immagine: Tatiana Rodriguez on Unsplash